VISCARDI, tra dialetto ed r’n’b riscopre se stesso con “MY LADY”

VISCARDI, tra dialetto ed r’n’b riscopre se stesso con “MY LADY”

Vincenzo Viscardi, in arte VISCARDI, è un cantautore nato nel 2000 proveniente dalla provincia campana. Le sue radici affondano in una realtà dove è facile smarrirsi e intraprendere un percorso incerto, dove è difficile trovare una voce che ti rappresenta. Viscardi torna con “My Lady” il 19 giugno e oggi ci racconta qualcosa in più di questo brano e, ovviamente, della sua musica

Con “MY LADY” porti avanti un progetto che crea una connessione tra il dialetto napoletano e l’ R&B: come nasce questo progetto?

Di base questo progetto nasce in collaborazione con la mia produttrice e amica Giada De Prisco, dopo aver condiviso insieme la stessa visione, ovvero, quella di dover spingere e fare la nostra parte per un piccolo movimento R&B che attualmente abbiamo in Italia. Per noi è stato ed è fondamentale questo.

Di conseguenza, dal punto di vista introspettivo, il progetto “LADY” nasce dal desiderio di unire
le mie radici napoletane alle sonorità che sentivo di dover sperimentare e che mi ispirano, come
l’R&B, il Neo Soul e l’Hip Hop.

Ho sempre avuto una forte connessione con il dialetto napoletano ma sentivo di dover aspettare di mettere su un qualcosa che potesse dare ancora più valore a questa lingua, che considero  super musicale per la sua espressività e profondità emotiva.

Allo stesso tempo, sono cresciuto ascoltando artisti R&B che mi hanno influenzato nel modo di sentire e interpretare la musica.

Il dialetto è parte integrante del tuo processo creativo, una sorta di musicalità oltre la melodia: quando hai cominciato a capire che questo era la tua strada?

Ho capito che il dialetto napoletano era la mia strada quando ho iniziato a percepirlo non solo come un linguaggio, ma come una vera e propria melodia. C’è da dire che nel mio percorso iniziale, mi sono avvicinato a sonorità più pop tenendo sempre dell’R&B ma totalmente in italiano, poi ho sentito che mancava qualcosa che mi rappresentasse pienamente sia dal punto di vista musicale ma soprattutto anche linguistico.

Con la collaborazione di Lorenza Anceschi, sono riuscito ad intraprendere poi un processo di scrittura in napoletano per poter sentire profondamente quello di cui ero convinto. È stato un processo graduale, ma ogni volta che scrivevo o cantavo in dialetto, mi rendevo conto che creava una connessione più profonda con me stesso ma soprattutto riuscivo a dare molto più groove alle mie melodie.

Hai raggiunto l’indipendenza dall’etichette, sei riuscito a ritrovare la tua aurea? Ti va di raccontarci qualcosa in più sul mondo della musica in Italia?

Detta così, posso risultare contrario ad entrare in cast, in realtà è sempre bello poter mettere su un progetto da zero con una squadra ancora più ampia, puntando a degli obbiettivi ben precisi. Questo mi darebbe tanta energia e motivazione.

In ogni caso, ho avuto una brutta esperienza passata, fatta di illusioni ma che ad oggi si è rivelata una vera fortuna. Non erano competenti. Ho percorso un bel po di strada da indipendente e mi ha fortificato, ed oltre al poter sperimentare e dare ciò che si vuole musicalmente, mi ha donato tutti gli insegnamenti necessari da ogni punto di vista. Ho dovuto prendere parte ai montaggi video, caricamenti release per distribuzione, scelte promo, depositi siae/soundreef, cioè intendo dire è stato stimolante, è una sfida che mi ha tenuto in sintonia con la mia arte ed è stato così che ho trovato questa nuova aurea.

Per il resto penso che il mondo della musica in Italia, oggi, è molto dinamico, ma anche complesso. Da un lato, le piattaforme digitali hanno democratizzato l’accesso alla musica, permettendo a tanti artisti indipendenti di farsi strada senza dover passare per i canali tradizionali delle etichette discografiche.

Questo ha dato spazio a una scena più variegata e a nuove voci che prima avrebbero avuto difficoltà a emergere. Dall’altro lato, però, c’è ancora una forte pressione commerciale e una tendenza a seguire mode predefinite, investire più sulla sicurezza, ovvero nei generi più popolari come il pop o il rap, anziché dare più spazio a nuove “wave“.

Come descriveresti la tua musica a chi non ti ha mai ascoltato?

Groove e cool ! Un viaggio tra puro R&B, le sfumature del Neo Soul e tanta energia dell’hip hop ma in napoletano. Io penso sia perfetto per chi cerca qualcosa di fresco ma anche radicato nelle tradizioni.

3 canzoni che non possono mancare nella tua playlist

In questo periodo assolutamente:
Better than I imagined – Robert Glasper, HER, Meshell Ndegeocello
Spanish Joint – D’Angelo
Wish I Didn’t miss you – Angie Stone e Shasta Keable

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