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“Tutti i nomi del diavolo”, Kid Yugi fa centro con il nuovo album

Kid Yugi, il Diablo, il nero capro, ritorna in pompa magna con “Tutti i nomi del diavolo”, la deluxe del suo secondo album, “I nomi del diavolo”, che lo aveva definitivamente consacrato a inizio anno tra i big del rap italiano.

Il rapper di Massafra, così come ci ha abituato finora, non sbaglia la mossa. Rimane perfettamente coerente alle tematiche del concept album (nota di merito per questo: troppo spesso le deluxe appaiono solo come un escamotage per vendere qualche copia in più e cambiare colore alla cover del disco), puntando ad arricchire l’idea iniziale e a dipingere nuovi dettagli del suo mondo tormentato. Soprattutto, Yugi conferma ai fan che nonostante l’allargarsi costante del suo pubblico, non ha alcuna intenzione di smettere di rappare, a scanso di quello che alcuni avrebbero potuto pensare (e visti i percorsi di artisti come Rkomi, Sfera e Tedua, non era una paura del tutto infondata).

DONNA

Forse l’unico pezzo pensato per esplodere su Tiktok (ma su 7 brani ci sta), con “Donna” Kid Yugi completa la sua “tetralogia dell’amore femminile”, composta da Donna, Eva, Lilith e Misery (quest’ultima presente solo su Soundcloud), confermandoci – ancora una volta – quanto sappia scavare nell’animo dei suoi ascoltatori. Il ritornello è forse il migliore della carriera del rapper, e in un momento storico del genere è quasi commovente constatare come anche in un brano con il chiaro obbiettivo (stabilmente raggiunto) della top 50 su spotify, non sia la penna dell’artista a piegarsi al trend e al pubblico, ma sia il pubblico a seguire lui.

6SEI6

E’ il brano con Massimo Pericolo. Qui Kid Yugi sperimenta con l’autotune e spazia tra vari flow, quasi come a voler rispondere a quelli che lo “accusavano” di essere monoflow. Esperimento abbastanza riuscito, ma può fare ancora di meglio. Il ritornello è crudo e mononota, ma comunque entra in testa. La strofa di Massimo Pericolo regge perfettamente il confronto con la penna di Yugi; peccato solo per lo scivolone sul finale, quel “ho letto più libri in galera che a scuola” che ci fa venire una gran voglia di ricordare a Vane che in galera ci è stato solo 4 mesi.

MODALITÀ DEMONIO

Come si intuisce dal titolo, è il “pezzo cattivo”, e le strofe come sempre sono di un altissimo livello. È uno dei brani più rap della deluxe, ed è probabilmente quello dove le abilità tecniche di scrittura del rapper svettano maggiormente. Nel brano Yugi continua a dipingere il suo mondo: numerosi sono i riferimenti alla Puglia, alla criminalità e alle droghe, ma non mancano come sempre i riferimenti culturali. Chapeau

DIABLO

In “DiabloKid Yugi si destreggia su chitarroni apocalittici che sono una novità nelle sue produzioni, ma che cavalca con una naturalezza inaudita. Ma questo brano risalta per un altro motivo: rappresenta il “lancio tra i big” dell’amico Glocky, a cui Yugi affida il ritornello. Ed è un ritornello davvero fresco, sulle stesse “northside melodies” che Glocky sta portando in Italia nel suo progetto, parallelo a quello di Faneto. Una wave che sta attecchendo bene nel nostro paese, con ottime probabilità nel 2025 assisteremo alla sua affermazione.

S.X.S.I.C.

E’ un riuscitissimo omaggio a Bassi Maestro e Fibra, un brano rap vecchia scuola in cui Kid Yugi si leva qualche sassolino dalla scarpa e si autocelebra come in questo genere è sacrosanto che si faccia. Con la storia dell’ipotetico dissing e dei nomi censurati all’interno del brano il rapper ha tenuto i fan incollati allo schermo, e i social sono stati sommersi da video in cui i fan cercavano disperatamente di capire a chi si riferisse Kid Yugi. Alla fine il rapper ha svelato che si trattava di parole dette a caso e poi spezzettate, ricucite e messe in reverse: ma con questa mossa ha dimostrato a pubblico e colleghi quanto facilmente egli possa catalizzare l’attenzione di tutti.

EX ANGELO- ORIGINAL VERSION

E’ un regalo per i fan più affezionati che avevano rimpianto la strofa rimossa dal brano per lasciare spazio a quella di Sfera; nella nuova strofa Kid Yugi si destreggia (non impeccabilmente) con l’autotune, e sfodera un testo introspettivo e brutalmente delicato (sì, questo artista ci sta facendo capire più di tanti altri come nella musica gli ossimori possano convivere). Questo brano è la bandiera del forte legame con i fan che lui e Tony Boy stanno costruendo: nell’industria di oggi non è affatto scontato dare ascolto al proprio pubblico che chiede a gran voce la versione originale di un testo su Spotify.

LOKI

Un brano agghiacciante nel vero senso della parola: “Loki” è uno storytelling gore dai tratti macabri al limite del raccapricciante, decisamente non per i deboli di stomaco. Eppure la sua esistenza, come ogni brano non pensato per l’industria o la sua potenziale viralità, fa bene alla musica. Le immagini evocate nel testo descrivono un omicidio (con annesse torture) eseguito in diretta sul dark web, di fronte a un pubblico che indossa “maschere di belve”, riferimento forse alla popolarissima serie “Squid Game”.

Ora, noi ci auguriamo che il rapper queste cose non le abbia mai vissute, ma al di là di questo l’esperimento musicale risulta riuscito, magari non da ascoltare a colazione. Questo brano potrebbe potenzialmente riaprire il discorso trito e ritrito su quanto la musica violenta possa influenzare i giovani, ma il gore è qualcosa che esiste, occupa una fetta di mercato e c’è a chi piace: bisogna farsene una ragione. Basti pensare a come Terrifier 3, film uscito a ridosso di Halloween, abbia spopolato al cinema. Così come i film, la musica horror-splatter ha il suo pieno diritto di esistere.

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