TÄRA è una cantante palestinese indipendente nata e cresciuta in Italia con un’intensa passione per l’arte in tutti i suoi generi. Abbracciando la sua visione e incarnando l’inconscio, TÄRA sta cercando di dare voce a coloro che non l’hanno; il dettaglio bilingue e trilingue è stato essenziale per raggiungere un numero di persone provenienti da tutto il mondo. Questo è solo l’inizio di un viaggio che cambierà radicalmente le regole del gioco e con il suo stile unico Arab’nB rappresenta con orgoglio il suo paese e la sua cultura arrivando ai bootcamp di X Factor.
Come nasce la tua passione per la musica e soprattutto il tuo stile che definisci arab&b?
Allora come nasce il rapporto tra TÄRA e Tamara? In realtà è una domanda a cui non ho una risposta specifica perché è nato molto naturalmente. La musica la sento fin da quando sono piccola, ho semplicemente coltivato ancora di più negli anni questa passione. Quindi diciamo che non c’è un momento specifico in cui è iniziato, però c’è il momento della presa di coscienza, della consapevolezza e in cui ho detto OK facciamolo sul serio ed è successo nel 2022, più o meno. E lì ho iniziato proprio in generale il progetto ce l’avevo nella testa da un pò e volevo necessariamente includere anche l’araba e all’inizio la paura mi bloccava.
Ho accantonato tutte queste paure, ci ho messo un anno e mezzo più o meno e a metterei il progetto su carta e pubblicare una prima demo sui social e andò molto bene quindi sì, ho deciso di coniare questo “Arab’n’b” per esprimere liberamente quella che sono.
Sei da poco tornata con un brano che parla di rinascita dal titolo “Araba Fenice” ti va di raccontarci qualcosa in più su questo nuovo progetto?
“Araba Fenice” è sicuramente rinascita personale, ma è anche e soprattutto una rinascita in senso generale partendo priprio anche dal concetto della diaspora palestinese. Quindi sicuramente il concept generale e anche il titolo ti fa immaginare questa cosa un po’ maestosa, questa cosa che richiama sempre alla rinascita o comunque è sempre stato così. Però non ho voluto rappresentare solo la mia di rinascita, ma in generale diciamo mi piaceva andare un po’ più in profondità. Quindi la cosa bella è che puoi ascoltarla da vari punti di vista, puoi immaginare quello che effettivamente hai bisogno di sentire in quel momento.
Ho voluto rappresentare quest’animale maestoso, collegandolo alla Palestina perhè in questo momento storico è necessario parlare di questa tematica. E’ un po’ una denuncia, ma è anche un invito a ritrovarti e a ritrovare soprattutto quella luce di speranza, perché penso che è la cosa che più ci hanno insegnato i palestinesi in questi ultimi anni.
Sei reduce dall’esperienza di XFactor, com’è stata la tua preparazione alle selezioni? E da cosa nasce la scelta di modificare nel tuo stile 7rings?
Allora come nasce questa idea? In realtà molto naturalmente, perché è una cosa che ho sempre fatto, diciamo un po’ riscrivere i pezzi nel mio stile così da immedesimarmi ancora di più, ma sempre rimanendo dei limiti, ovviamente del del possibile. “7Rings” è una di quelle canzone in cui mi ritrovo e quindi mi piaceva l’idea di metterci un po’ di spice arabo un po’ più, perché comunque è un pezzo molto, non so come definirlo, Anna pepe lo definirebbe baddy, empowerment ecco.
Per quanto riguarda poi le selezioni in sè, in realtà, sono andata molto tranquilla.
Perché? Perché ero consapevole del mondo a cui mi stavo diciamo che stavo provando ad affrontare. Sapevo tutto ciò che c’è dietro comunque e spesso non sono scelte che riguardano il talento, ma più il la persona, il personaggio, l’idea di progetto. Quindi sono andata molto tranquilla e ho portato TÄRA.
Nel tuo processo creativo non nascondi mai le tue origini palestinesi, cosa ti porta a esporti in prima persona sul conflitto in atto?
Perché comunque la musica è sicuramente un’arma potentissima e quindi questo è un punto assolutamente a tuo favore. E’ un argomento che mi tocca davvero e pesantemente, posso perdere tutto? Si, ma onestamente non mi interessa: l’importante ed essere quel faro che riesca a far luce su un argomento; farlo qui in Occidente poi è facile, ma è necessario. Ed è per questo che io cerco sempre di unire tutte e due le cose, mostrare la bellezza e non gli stereotipi, perché quelle sono delle cose che proprio odio.
Cioè non non faccio la canzone di Aladdin, non faccio il vestito di Aladdin, ma proprio perché odio questi stereotipi, sono quelli con cui sono cresciuta e voglio abbatterli, capito? Quindi penso sia proprio necessario ad oggi, provare a far vedere la vera faccia di tutto quello che può essere il mondo arabo.
E di quella che è la Palestina, un nome che è stato un pò sporcato. Ecco, però alla fine il vero carnefice non è mai stato abdicato. Quindi l’unico, l’unico modo è spiegarlo è dirlo in parole più semplici possibili. Però parlarne.
Come descriveresti la tua musica a chi non ha mai ascoltato i tuoi brani?
Insomma, mi piace sempre descriverla un po’ misteriosa. Immagino cbge persone che la ascoltino possano effettivamente restrarne affascinati non conoscendo magari quei sound e quella lingua. E’ effettivamente mistico, un po’ nuovo, diverso e quindi si può dare quella sensazione di proprio sogno. Cioè lo condivido. Esatto, quindi mi piace descriverla così.
3 canzoni che non possono mai mancare nella tua playlist
Ti direi Michael Jackson che è sempre presente ora con un pezzo o con un altro, è una certezza. Poi.. in realtà questa fa ridere, è una canzone di Violetta che insomma mi fa proprio restare su quel flow di empowerment. La terza ti direi Konna Netlaka di Fairuz.