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Se le canzoni ce le scrive Chat GPT: come l’AI cambierà il mondo della musica

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria ascesa continua dell’intelligenza artificiale. Il rilascio di Chat GPT ci ha stupiti per le sue potenzialità e ha portato al dilagare di un inquietante monito: “l’intelligenza artificiale sostituirà il nostro lavoro”.

In effetti, l’AI sembra capace davvero di tutto: dallo scrivere testi per le campagne pubblicitarie fino a darci consigli in materia legale. E oggi è anche in grado di fare musica.

Con lo sviluppo e la diffusione di questa tecnologia sono nate specifiche piattaforme dedicate alla musica. Suno, Udio, Loudly sono alcune di queste. Il format è sempre lo stesso: si inserisce un prompt testuale quanto più accurato possibile per descrivere che output si vuole ricevere: il genere del brano, l’argomento della canzone, eventuali effetti sonori che si vogliono inserire. Il machine learning fa il resto.

Ma in questo scenario dove finisce la capacità dell’artista?

Come l’AI cambierà la musica

Considerando le enormi potenzialità dell’intelligenza artificiale, sembra che anche cantautori e musicisti debbano preoccuparsi di essere sostituiti dall’AI.

Sono già diversi anni che i produttori hanno iniziato a sperimentare l’uso di questa tecnologia per comporre brani o addirittura interi dischi. Se l’AI continua ad evolversi, cosa ne sarà della musica umana?

Per rispondere a questa domanda possiamo citare la risposta di Stefano Mastruzzi, direttore del Saint Louis College of Music, in un’intervista di Wired“un bravo artista non è mai spaventato dalla tecnologia, la padroneggia”.

I cambiamenti tecnologici non rappresentano sempre una sostituzione del lavoro dell’essere umano. Semmai, possono consistere in un supporto alla sua creatività, che è una qualità squisitamente umana e che (almeno ad oggi) non può essere sostituita da una macchina.

Il processo di produzione di un brano spesso parte da un messaggio che si vuole condividere con il mondo, un tema che ci portiamo dentro, talvolta che matura nel nostro inconscio, e che esprimiamo sotto forma di un complesso sistema di parole e suoni. Si potrebbe dire che un brano prodotto da un essere umano è una concretizzazione delle sue esperienze, a volte anche di un processo di crescita e maturazione che può durare anni. Sarebbe davvero possibile racchiudere tutto questo in un prompt di due righe?

L’AI non può sostituire l’introspezione umana, almeno in questo stadio. Può però rappresentare un ottimo supporto tecnologico, sia per piccoli artisti, per arrivare dove mancano le capacità tecniche, sia per grandi case discografiche che hanno la possibilità di investire nell’uso dei migliori software.

La questione del diritto d’autore

Doveroso è soffermarsi anche sulla questione del diritto d’autore. Se produco una canzone utilizzando l’intelligenza artificiale, di chi è davvero quella canzone?

La risposta è molto difficile da dare in questo momento. Nel 2023, negli USA si è stabilito che un’immagine prodotta da AI non può essere considerata protetta dal diritto d’autore. Questo significa che il suo utilizzo è libero e non vi sono rischi nell’utilizzarla a livello commerciale. Tale decisione potrebbe rappresentare un precedente per future decisioni legali.

Trasposto nel mondo della musica, ciò significherebbe che non ci sono problemi nell’utilizzare l’AI per comporre musica che poi vendiamo liberamente. Tuttavia, il tema del diritto d’autore nell’AI rimane una zona grigia.

Se da una parte è vero che il diritto d’autore tutela la creatività umana (e non quella artificiale), bisogna anche considerare che ciò che l’AI produce viene sempre fuori dal modo in cui è stata addestrata. E il suo addestramento avviene dandole in pasto una serie di input nati dalla creatività umana (ad esempio brani già esistenti): sono quelli ad essere protetti da copyright. Per questo motivo sembra ancora difficile stabilire se il prodotto “secondario” a un addestramento che avviene con materia protetta dal diritto d’autore possa essere davvero escluso dalla tutela del copyright.

AI e musica: la nascita di nuove figure professionali

Infine, quando si parla di AI, vale la pena specificare che tra le opportunità che offre c’è anche la nascita di nuove figure professionali.

Attorno a questa innovazione tecnologica stanno rapidamente nascendo ruoli e mansioni che permetteranno di posizionarsi nel mercato del lavoro musicale con delle nuove vesti. Si parte, per esempio, dal ruolo di producer. Nonostante questa figura già esista da molto tempo, nei prossimi anni dovrà essere sempre più competente nell’utilizzo dell’AI per creare ed arricchire le sue produzioni musicali, ma non solo.

L’intelligenza artificiale è pur sempre un prodotto umano (ironico, eh?) e in quanto tale deve essere addestrata con input forniti da ricercatori e sviluppatori. È possibile, dunque, che nascano delle specifiche figure che avranno il compito di affinare il machine learning dell’AI in materia di musica. Qui entrano in gioco la competenza su tutti i generi musicali, sull’utilizzo degli strumenti, la conoscenza sull’evoluzione della musica nel tempo.

L’AI in campo musicale rappresenterà quindi un interessante campo di specializzazione anche per il mercato del lavoro.

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