sanremo 25

Sanremo 2025, il dietro Festival che dobbiamo raccontare

Su Sanremo cala il sipario, una nuova edizione è giunta al termine portando come al solito diverse polemiche andremo a snocciolare – una per una – nei prossimi giorni. Negli anni passati bastava davvero spegnere la tv per uscire da quel clima di festa, quest’anno – almeno per me – è stato difficile. Ho dovuto, necessariamente, prendermi delle ore di tempo. Tempo per riflettere su quello che davvero è successo in questa settimana folle in cui davvero sembrava di vivere in una bolla fatta di luci, di corse, ma anche di tanta, tantissima musica.

Sanremo è un sogno, è il sogno per tanti. E’ il sogno dei cantanti, degli interpreti, dei cantautori, dei musicisti, dei produttori, degli artisti, ma era anche il mio sogno. Affascinata, fin da piccola, da quell’universo fatto di parole, melodie, abiti e scintillii mi ci sono ritrovata dentro nel ruolo che ho scelto fin da bambina: la giornalista. Anzi no scusate la critica musicale. Ecco, io in questa settimana ho realizzato il mio sogno, quello che custodisci nel cassetto per anni, in silenzio, fino a quando un giorno tutto non diventa realtà.

Sanremo è un vortice infinito. E tutto comincia quando chiudi la valigia e monti su un treno. Un viaggio che dura ore in cui il mare diventa protagonista assoluto. Un compagno di viaggio perfetto a cui affidare quei pensieri troppo pesanti, quell’ansia, quella sindrome dell’impostore che ogni tanto arriva e porta via il bello. Il sole torna. Basta una focaccia ligure inzuppata in un cappuccino per ritrovare la carica e affrontare la salita, elemento ricorrente a Sanremo – forse seconda solo alle scale.

E quindi è proprio tra questo sali e scendi che la musica comincia ad avere un nuovo sapore. E quando finalmente posi le valigie, ritiri il tuo pass e ti ritrovi davanti al Teatro Ariston che ti rendi conto di avercela fatta davvero. Sanremo ti accoglie così in un abbraccio sincero di centinaia di persone che aspettano una foto con il loro cantante del cuore. Il sole poi cala e la magia comincia.

Il Festival di Sanremo è come una giostra, le famose montagne russe che vanno a 300km/h. Una conferenza continua in cui poter parlare da vicino con gli artisti in gara, domande su domande, registrazioni di reel, podcast, articoli , momenti passati gomito a gomito con i tuoi compagni di postazione che ad un certo punto diventano quasi dei fratelli che ti sostengono quando non ti senti abbastanza. E quindi è forse questo il bello del Festival: le connessioni con gli altri.

La sala stampa diventa il fulcro di tutto. Il posto dove mangi, dove dormi, dove scrivi e dove ascolti quei brani che diventeranno sicuramente la colonna sonora di un momento che ti resterà attaccato addosso per sempre. Un pò come un tatuaggio. Un ricordo indelebile di un viaggio infinito nella musica.

Non starò qui a raccontarvi tutte le serate, ma vi racconterò un momento specifico, quello che mi ha fatto saltare dalla sedia e prendere un sacco di insulti sui social. Pure se non ho ben capito il perchè. Di cosa parlo? Beh della vittoria di Olly.

Ecco la vittoria di Olly è senza dubbio la vittoria di una generazione che difficilmente riesce a farcela. Di una generazione presa sempre come “sfaticata”, quasi invisibile. Ma che invece lavora in silenzio, senza fare troppo rumore, creando progetti coinvolgenti che riescono, in qualche modo, a farti sentire “parte di un gruppo”.

Ecco la vittoria di questo giovane genovese è la vittoria di tutti quei ragazzi che hanno affollato le vie di Sanremo. Cantando a squarciagola tutta la vita che hanno, mostrando le loro fragilità, le loro insicurezze, i loro scarabocchi negli occhi. E quindi va bene, lo capisco, capisco la polemica perchè non ha vinto il “bel canto” di Giorgia o la “disperazione” di Lauro, ma ha vinto effettivamente l’artista che meritava per l’incredibile anno di successi che ha vissuto.

Non me ne voglia Lucio Corsi con la sua incredibile canzone contro il maschilismo tossico in cui viviamo. Olly con la sua ballad cantata di pancia e con le lacrime agli occhi è l’immagine di un festival che sta finalmente ridando spazio ai cantautori. Quelli che vivono con la chitarra in braccio e che respirano la musica attraverso la vita che vivono.

Un podio fatto di gente che sente le emozioni e le butta su carta, senza affidarsi ad altri, facendo lo sgambetto al business degli autori sostenuti dalle major. E quindi si. Alla vittoria di Olly mi sono alzata in piedi ed ho urlato. Per chi, come me, ama così tanto la musica e la segue da vicino e beh.. il percorso di questo giovane è incredibile. Ed è solo all’inizio.

Dopo la gioia di veder trionfare un artista che stimi però ti ritrovi a fare i conti con un fatto: è tutto davvero finito. E quindi corri in camera, richiudi la valigie, vai a berti l’ultimo gin tonic in compagnia di quelle persone che ti sono state vicine e respiri – ancora per un pò – quella magia che Sanremo regala. E solo una volta finito tutto. Ti addormenti, certa che il sogno che hai vissuto lo vuoi continuare a vivere per sempre, anche se dovrai metterci 15 ore per rientrare.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *