fuck your click

Sanremo 2025, perchè #freesborra è la polemica più interessante del momento

Fedez sembra ormai un abbonato dell’effetto farfalla, ultimamente ad ogni suo battito di ali conseguono: uragani, terremoti e tsunami. E così è stato dopo le sue affermazioni durante un episodio di PEZZI podcast, quando ha rivelato che la cover con Marco Masini è stata in realtà un ripiego. 

Durante il podcast ha affermato: “Inizialmente avevo portato una cover con questi artisti, che a me piacciono molto, che si chiamano FuckYourClique e avevamo preparato una cover di Boyband dei Velvet”. Riporta in seguito le parole riferitegli da terze parti ovvero che “Carlo non vuole degli artisti che parlano di sborra”. Da qui il web si è attivato, fomentato dai protagonisti della polemica. 

I FuckYourClique sono un colletivo romano formato da Disa, Kimyo e Pupis. Emersi come molti altri dalla generazione SoundCloud, si sono sempre distinti per il completo menefreghismo di fronte allo scandalo. Sinceri e disillusi fino alla morte, espliciti e a tratti osceni, sconsiglio l’ascolto alle menti chiuse, per evitare forti scompensi. In un panorama discografico, ingessato come quello attuale, questi tre ragazzi rappresentano una svolta, che incontrino o meno i gusti del grande pubblico è innegabile che siano una secchiata di acqua gelata al perbenismo di cui la musica italiana è pregna (esempio più che attuale è Sanremo).

Secchiata di acqua gelata che evidentemente Carlo Conti ha deciso di evitare a priori. Ha infatti chiesto a Fedez di pensare ad un’altro duetto più conforme al taglio abbottonato che aveva in mente per il festival. 

I FuckYourClique, che zitti non stanno avviano così una battaglia digitale che si sta svolgendo su più fronti. Dal profilo di Carlo Conti, a quello del festival fino ad arrivare ad Esse magazine. Nessun dorma! Perchè il movimento che ha preso il nome di #freesborra potrebbe abbattersi su chiunque tenti di giustificare la scelta di Carlo. 

Finalmente alla quarta giornata di festival un po’ di brio, una polemica che verrà accuratamente evitata però. La questione fa sorgere degli interrogativi che arrivano a galla, su quella superficie alla quale Carlo sembra proprio essersi affezionato. 

Un linguaggio diverso da quello dell’amore spassionato per gli altri o per le proprie radici, più esplicito e arrabbiato; è davvero immeritevole di esibirsi durante una rassegna che della musica italiana dovrebbe rappresentarne la totalità? Si potrebbe dire “son solo canzonette, quelle di Sanremo” ma queste canzonette talvolta restano impresse nella nostra cultura per decenni. 

Ormai la serata delle cover è alle porte, il dado è tratto, una forte community è stata sguinzagliata contro il festival, ma l’ingiustizia che rimane si spera faccia riflettere. 

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