Olly è arrivato a Roma con il suo “Lo rifarò, lo rifaremo” tour, la prima incredibile parte di uno show ad alta intensità che entra – di diritto – nella mia personalissima scaletta dei concerti a cui ho assistito nell’anno. E fidatevi, ne ho visti proprio tanti.
Ad accogliere Olly, un pubblico caldissimo, che fin dalle prime ore dell’alba ha riempito il parcheggio antistante l’Hacienda, cantando a squarciagola le canzoni dell’artista rivelazione dell’anno. E’ sempre affascinante la simbiosi che si crea tra fan all’esterno della Venue, una schiera di sconosciuti che diventano amici per una passione comune: la musica.
Il bello però arriva quando le porte si aprono e la corsa verso il palco diventa una vera e propria missione di vita. La transenna diventa la soddisfazione meritata dopo le ore al freddo, al gelo, al vento e alla pioggia che ha dominato la giornata del 22 dicembre. E lo so, sembra follia per chi guarda da fuori, ma quando la musica fa parte di te, diventando il motore principale della tua quotidianità, beh allora diventa tutto giusto, tutto accettabile, anche perdere la voce prima di cominciare.
Ed è tra un coro e una canzone di Vasco Rossi che la musica si alza, le luci si spengono e la “Festa” di Olly comincia. Due ore ininterrotte di musica, una sintonia incredibile con i suoi musicisti che poi ha il sapore di quelle amicizie sincere, energia allo stato puro che ti costringe ad urlare e saltare sul posto anche durante le canzoni che – di solito – ti fanno piangere anche l’anima.
Da “Scarabocchi” a “I Cantieri del Giappone”, passando per “Bianca”, “Paranoie”, “Polvere”, Olly ci fa vivere un viaggio incredibile tra questi anni. Da quando era solo un ragazzo ligure in gara a Sanremo ad oggi che ci torna con maggiori consapevolezze.
Tra successi, un album che racconta il suo intero processo di crescita, concerti sold out in giro per l’Italia, Olly continua ad essere sè stesso. Commuovendosi abbracciando Jvli per quello che, insieme, sono riusciti a costruire con dedizione, passione e tanto talento.
Necessario quindo ricordare “Devastante”, la canzone che – più di tutte – ha segnato il mio 2024 e a tutte le esperienze che ho vissuto. Durante questo incredibile momento tutto si è fermato. Eravamo tutti pronti ad ascoltare, ad abbracciare e supportare un’artista incredibile che ci stava regalando un’emozione così forte da non riuscire, effettivamente, a far altro se non cantare a squarciagola, dedicando quelle parole alla persona che la notte non ci fa dormire.
“Ma quante cose devo ancora dirti” forse nulla perchè ci sono delle emozioni che non hanno parole, non hanno bisogno di ulteriori aggiunte, ma se posso permettermi vi dirò una cosa: se amate la musica, correte sotto il palco di Olly. Lasciatevi conquistare dalla sua giovane età, dal suo talento, dalla sua incredibile presenza scenica, dei suoi siparietti con tanto di Montenegro e da mille sigarette accese.
Federico, durante i live, si dona completamente a tutti noi, regala al suo pubblico tutto il suo cuore. Non si nasconde, ma ci porge il fianco. Ci mostra i difetti e la sua vulnerabilità, consapevole di non dover modificare sè stesso per piacere. E forse è per questo che, in un mondo di apparenze, lui conquista tutti restando umile e uscendo a cantare con il suo pubblico anche quando le luci sono riaccese, la musica è finita e la sicurezza incazzata tenta di farci andare via.