Matt ci racconta il suo “Luna Park”, tra punk e novità

Matt ci racconta il suo “Luna Park”, tra punk e novità

Matt, artista romano di 25 anni, ha come obiettivo quello di unire le sonorità inconfondibili del punk con il sound moderno della trap e del pop, anche se si lascia influenzare da alcune tendenze funk. L’ispirazione arriva dalla propria vita, dalle esperienze e dalle emozioni che vive.

Parlaci un po’ del tuo ultimo singolo “Luna Park”. È dedicata a qualcuno?

Non è la prima volta che mi viene chiesto, quindi immagino che la copertura è saltata. “Luna Park” è dedicata a una persona che è riuscita a darmi felicità e divertimento in un periodo piuttosto difficile e buio. Sono le emozioni che si provano quando da bambini si entra in un luna park, in un parco giochi e così via.

Il paragone mi è sembrato interessante e così ho deciso di dedicarci il testo. Più genericamente è dedicata chiunque ci dia speranza e ci tiri su il morale quando siamo abbattuti dalla vita. E’ un brano su cui ho puntato molto non solo per il sound, ma anche per il messaggio che voglio far passare: per quanto buio vi sembri quel momento della vostra vita… passerà!

Da quando hai iniziato a fare musica hai cambiato vari generi o pensi che in futuro potrebbe accadere?

È accaduto e sicuramente riaccadrà! La musica è anche evoluzione e aggiornamento. Rifiutarsi di cambiare significa rimanere fermi nella propria “comfort zone”, quindi senza dubbio ci saranno nuovi cambiamenti (che, fra l’altro, saranno ancor più evidenti nel prossimo brano). Ho iniziato questo percorso convinto di voler fare pop-punk stile anni 2000 e mi sono fatto influenzare da altri generi. Al contempo, c’è qualcosa che vorrei tenere costante nei miei singoli: le chitarre elettriche distorte. Artisticamente nasco come chitarrista e lo sarò sempre nella mia musica!

Ci hai accennato che ci sarà una nuova canzone, quindi ti chiedo: che progetti hai per il futuro?

A breve uscirà un nuovo brano che mescola più generi, quindi non voglio spoilerare troppo. È stata dura scrivere il testo perché mi ha fatto rivivere il periodo che ha preceduto “Luna Park”. Dunque, senza girarci troppo attorno, si tratta di una fase in cui la confusione e la mancanza di motivazione hanno fatto da padrone. Inoltre, c’è in programma un featuring che vedrà ospite un artista pop che non ha mai avuto a che fare col punk, quindi sarà interessante lavorarci insieme. Infine, come ogni artista emergente, si spera di suonare in palchi sempre più grandi, sempre più rumorosi e con sempre più pubblico: non c’è limite all’ambizione.

Come descriveresti la tua musica a chi non ti ha mai ascoltato?

Accattivante. Mi piace fare un certo tipo di musica che sia energica, divertente e coinvolgente nei live, soprattutto perché nel punk in Italia non abbiamo molti artisti solisti che, oltre a cantare, si uniscono strumentalmente alla band. Allo stesso tempo, cerco sempre di comunicare qualcosa di profondo nei miei testi, tramite un linguaggio semplice e giovane. Quindi aggiungerei anche “empatica”.

Quali sono le 3 canzoni che non possono mancare nella tua playlist?

Le mie playlist su Spotify sembrano un po’ uscite da un manicomio, visto che si passa dal Pop al Metal, passando per il Rap, l’Indie, la Trap, il Punk e tanti altri generi.

Volendo riassumere direi “Before I Forget” degli Slipknot, “Whatshername” dei Green Day e “La Nuova Stella Di Broadway” di Cesare Cremonini (è la playlist di uno schizofrenico, lo so).

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