Matteo Martire, in arte Matsby, genovese classe ’98, dice che “la musica è come un album di fotografie che fissano un istante della vita”. Dopo varie pubblicazioni, aperture di concerti e un vero e proprio tour, abbiamo deciso di intervistarlo in occasione dell’uscita del suo ultimo album, Agrodolce, che si è tenuta il 20 settembre.
“Agrodolce” è il nome del tuo ultimo progetto. Da dove nasce il nome? Ti va di dirci qualcosa in più su questo album?
Ho scritto Agrodolce in un momento della vita particolare: stavo per partire per Amburgo, sarei andato a fare il ragazzo alla pari 6 mesi. Mi sentivo felicissimo per mille motivi e altrettanto triste per altri. L’aggettivo giusto che fotografava come mi sentivo era quello, la vita in quel momento mi lasciava un gusto agrodolce. Così è nato un progetto che parla della convivenza di questi due gusti così speculari tra loro. L’EP che è uscito adesso è la prima parte, quella più dolce e leggera, ma ce n’è un’altra che presto uscirà che rappresenterà la parte più amara.
Si dice che quando un’artista entra nelle playlist di Spotify è sulla strada giusta. Come ti sei sentito quando hai visto i tuoi pezzi nelle classifiche di “New Music Friday”, “Scuola Indie” e “Fresh Fines Italia”?
È stata un’emozione. Mi ricordo di quella sera perché stavo festeggiando l’uscita con il mio gruppo di amici, eravamo io e un mio amico a cantare chitarra e voce quando mi arriva un messaggio con gli screen delle playlist…la prima volta non si scorda mai!
Ora però parliamo delle tue playlist: 3 pezzi che non possono mancare
- Disperato Erotico Stomp – Lucio Dalla
- The Less I Know the Better – Tame Impala
- 16 – Baby Keem
Fin dall’inizio della tua carriera musicale hai aperto tanti live. Alfa, Izi, Ernia, Ghali, ecc, però hai anche fatto un tour. Come ti sei sentito invece quando hai fatto i tuoi concerti? Immagino che c’era un po’ di differenza
Sono entrambe delle esperienze che mi arricchiscono e mi danno tanto. Aprire un concerto di un’artista più grosso è un onore e una grande sfida, perché hai l’opportunità di presentare il tuo progetto a un pubblico che non ti conosce. È una sfida perché quel pubblico devi conquistartelo. Se sei fortunato trovi un pubblico predisposto ad ascoltarti e lì nasce della magia, un legame. In altri casi può capitare che le aperture non siano viste di buon occhio perché giustamente il fan paga per vedere l’artista che segue. Quella situazione lì è ancora più stimolante perché provo lo stesso a entrare in connessione con quel tipo di ascoltatore e creare un legame. Se vuoi la parola centrale è proprio quest’ultima; il tour di quest’estate è stato fantastico, ho avuto modo quindi di alimentare questo legame e di rafforzarlo, con chi già mi segue e mi scrive sui social supportando la mia musica. Quando senti il pubblico cantare le tue canzoni, essere coinvolto nel tuo progetto con passione, è davvero un’emozione grande. In generale amo la dimensione live ed è il momento che mi piace più di tutti: è un incontro vero e proprio che non può essere sostituito dalla tecnologia dilagante in questo momento storico. Ha un valore per me molto alto.
Per concludere ti chiedo: come descriveresti la musica di Matsby a chi non ti ha mai ascoltato?
Una macedonia agrodolce fatta di cantautorato, rap, indie e un pizzico di pop per condire il tutto. Grazie mille per le bellissime domande.