Che bello celebrare la normalità!
Lucio Corsi, con la sua visibile emozione e la voglia di portare sul palco più importante d’Italia la sua vera essenza, ci commuove per la spontaneità del suo brano “Volevo Essere Un Duro”.
Questo brano ci piace così tanto perché in esso possiamo rivederci, finalmente! Niente standard impossibili, niente aspettative da rispettare, solo la possibilità di amare sé stessi per ciò che si è.
Lucio Corsi ci racconta la storia di un bambino che cresce senza sentirsi mai all’altezza degli altri. Costantemente nel ruolo del perdente, vede sempre il mondo che gli si mette contro. Un bellissimo esempio di cosa vuol dire vivere la vita avendo il coraggio di guardarsi allo specchio per ciò che si è, senza ambire ad essere nient’altro che la versione più vera di sé.
In un Sanremo che ci parla praticamente solo di amore, amore, amore, Lucio Corsi è una ventata d’aria fresca. Al suo primo Sanremo, questo giovane artista ci permette di affermare che il cantautorato in Italia esiste ancora, è vivo. Sa raccontare, emozionare, insegnare.
Ed è ancora più bello che un pezzo del genere sia stato presentato da un cantautore che è in effetti al suo primissimo Festival. Con tutte le ansie e le aspettative che un’esperienza del genere può portare con sé, “Volevo Essere Un Duro” forse serve anche a ricordare a Lucio stesso che è inutile confrontarsi con le aspettative. Lui è lì per fare questo: essere sé stesso, condividere la sua musica in modo autentico, senza far finta di essere differente. È qui per insegnarci questo e ne abbiamo un gran bisogno.
A tutti noi che abbiamo vissuto un’adolescenza da “diversi”, questo brano regala la possibilità di guardarci indietro con empatia e con compassione. Rivediamo tutte quelle volte che abbiamo provato a infilarci in una scatola stretta, in un ruolo che non è mai stato nostro, in un’identità in cui non ci siamo mai rispecchiati.
Chi “voleva essere un duro” in un mondo che di duri sembrava esserne già pieno, trova nelle parole di Lucio Corsi una vera e propria carezza materna. Questa canzone è un abbraccio accogliente che ci dice “non c’è bisogno di essere chi non sei”.
E allora su queste note accogliamo la nostra tenerezza. Accogliamo le nostre paure, la nostra ingenuità, il nostro cuore morbido, senza più timore di essere vulnerabili.