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Lala si racconta, un viaggio tra poesia e musica: da “Monosillabi” a “Giù”

Luca, in arte LALA, è un cantautore romano, classe ’94. Da subito, si fa strada nell’ambiente urban, precisamente nel chill/r&b, genere che lo accompagna nella scrittura di “ACROFOBICI” , “INCHIOSTRO”, “STROBO” e “MONOSILLABI“, brano che conquista la playlist Fresh Finds di Spotify. Nella primavera del 2023, porta i suoi singoli al Meeting del Mare, festival di Marina di Camerota, e all’evento SOUL GLO in cui “Inchiostro” si trasforma in una vera experience d’arte, durante la quale i visitatori trasferiscono su tela le loro impressioni sul brano in maniera immediata, immergendosi completamente nel contesto musicale.

Il 30 giugno 2023, LALA, esce con “CHIAROSCURO”, il suo primo Ep, prodotto in collaborazione con Mark Ceiling (producer in European Vampire, Young Kali, ecc.), Antonio Falanga e Filippo Temperini. Il progetto vanta anche le penne di Francesco Sponta e Martina May. Nel 2024 comincia un nuovo percorso musicale con l’uscita di “Primo Maggio” e “Giù”.

“Acrofobici” è il tuo primo brano, l’inizio di un percorso che ti ha portato a sperimentare nell’urban e nell’ R&B. Da dove arriva la voglia di fare musica?

Io ho iniziato scrivendo. Scrivevo poesie, racconti, storie; la musica è arrivata dopo. Una sorta di salvatrice da chissà che cosa, dove vengo io non c’è musica, c’è tanta calma, ma non c’è nessuno che effettivamente fa musica se non pochissimi esempi sporadici. La musica per me è stata davvero una salvatrice, è arrivata per caso quando non avevo più una strada giusta da seguire e oggi, a distanza di anni, ho unito le mie due passioni riuscendo a portare anche le poesie all’interno dei live. Tutto nasce da lì, dall’evadere attraverso la scrittura dal contesto in cui vivevo riuscendo a crearmi un nuovo mondo in cui essere libero.

Correndo veloci tra i tuoi brani arriviamo a “Monosillabi”, un punto di svolta per il tuo percorso, ma anche una sorta di terapia personale. Cosa ti ricordi di quei giorni?

“Monosillabi” è venuta per caso, ogni tanto mi chiedo come sia uscita tra tutte le cose che avevo in testa. Posso dirti che nasce una sera in casa, con il mio coinquilino, avevamo un pò bevuto e ci siamo messi a strimpellare e a buttare fuori i pensieri… la notte è passata ed è nata “Monosillabi“. Una sorta di terapia, il mio corpo ha buttato fuori quello che forse non riuscivo a dire in altro modo. A volte mi succede, un’altra canzone (ancora inedita) con cui ho avuto esattamente lo stesso processo mentale è “Amen“. Quando sento delle emozioni così forti, mi lascio governare da loro, facendomi trainare tra le parole e le note.

Nei tuoi brani c’è molto di te. Ascoltare i tuoi brani significa, infatti, entrare nel tuo universo fatto di musica e parole. Dove hai trovato la forza di parlare di te al resto del mondo?

Ma penso sia effettivamente la voglia di evadere da quel contesto lì, da quel mondo in cui non mi ritrovavo più. Il modo migliore, almeno per me, è comunque parlare come se non stessi parlando di te stesso, uscendo dal tuo “sé”. Io non scrivo per essere un “tristone”, ma per lasciare dei messaggi agli altri per dargli anche la forza di dire “ehy, ci sono passato io, puoi farcela anche tu. E’ una cosa che va vissuta, ma va tutto bene”. Purtroppo nella vita ci sono dei momenti in cui il “brutto” arriva, bisogna guardarlo e lasciarci attraversare da quel dolore perchè solo così possiamo effettivamente andare avanti e lasciarli nei ricordi, accettando la sofferenza per poterla trasformare in qualcosa di più bello che va oltre.

“Primo Maggio” è il tuo penultimo singolo pubblicato, come nasce questo brano e perché dedicarlo proprio ad uno dei palchi più importanti per un romano?

Questa canzone nasce proprio dal concertone del Primo Maggio del 2017, nasce da questa cosa che ho vissuto mentre Galeffi cantava “Occhiaie” sul palco. In quel momento, mentre la sua voce si spargeva a Piazza San Giovanni, io non ero più lì. La mia mente era tornata indietro nel tempo al ricordo di una relazione passata in cui sono rimastro senza nulla in mano. In quel momento mi sono sentito perso, ritrovandomi a vagare nei ricordi delle notti passate insieme, quando il buio calava sui suoi lineamenti. Grazie a questa canzone sono riuscito a “lasciare andare” quello che mi aveva ferito, ritrovando una serenità importante.

Quali sono i buoni propositi di questo 2025 e cosa ci attende a livello musicale?

Sarà un 2025 molto carico di novità in cui, effettivamente, il progetto vede una nuova forma. Sto fremendo nel farvi ascoltare la nuova musica a cui sto lavorando da ormai diverso tempo. Sono molto felice e sono sicuro che questo 2025 se lo pijamo, detta alla romana!

Come descriveresti la tua musica a chi non ti conosce?

Allora come potrei descrivere la mia musica? Non riesco a definirmi in un unico genere, non sono incredibilmente R’n’B, non sono totalmente indie e non sono sicuramente molto pop. Sono LALA.

C’è un brano che oggi scriveresti diversamente?

Allora forse si, ma ho imparato ad accettare il passato. Evidentemente doveva andare così, a tutto c’è una ragione, tutto quello che è successo mi ha portato a questo momento, a queste amicizie, a queste consapevolezze qui e quindi ti direi di no, non cambierei nulla.

E una canzone a cui sei legato che quando la ascolti pensi: ma davvero l’ho scritta io?

Allora ti direi “Monosillabi” e “Inchiostro“, sopratutto la seconda faccio fatica a cantarla anche live. Penso che la depressione faccia parte del nostro essere, oggi facciamo solo fatica ad accettarla perchè non diamo il giusto peso ai nostri pensieri. I telefoni in questo non aiuta, siamo costantemente bombardati da notizie e fermiamo i nostri pensieri, li arginiamo e questi macerano insieme alle esperienze che viviamo. Quindi se questa canzone, in qualche modo, può aiutare le nuove generazioni che lasciare andare è sano, che pensare è sano e che tutti viviamo dei momenti di down o di debolezza, è giusto, è umano.

3 canzoni che non possono mai mancare nella tua playlist

Self Care di Mac Miller, “Justin Friend Musiq Soulchild e “Oltre” di Nesli.

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