Gli emergenti di oggi non sono davvero emergenti: perché?

Gli emergenti di oggi non sono davvero emergenti: perché?

Gira che ti rigira, i nuovi cantautori che vediamo nei talent show italiani sono sempre gli stessi. Da Amici a X-Factor, poi da X-Factor a The Voice, per poi finire tutti nel calderone di Sanremo Giovani. Perché ci troviamo sempre di fronte agli stessi artisti ad esclamare “ma io questo l’ho già visto”?

Oggi quelli che classifichiamo come artisti emergenti non sembrano davvero essere degni di tale titolo. Per loro, infatti, viene costruito un percorso ben definito che spesso li fa rimbalzare da un talent all’altro, al grido di una fantomatica gavetta musicale.

Per rendersi conto di questo basta dare un’occhiata ai nomi dei 24 artisti selezionati per Sanremo Giovani 2025, che si è concluso con la vittoria di Settembre all’Ariston.

Sanremo Giovani 2025: gli emergenti e i talent già affrontati

Facendo una rapida ricerca online, è facile trovare informazioni sui talent già affrontati da quelli che sono stati considerati emergenti per Sanremo Giovani.

Da Amici provengono ad esempio Alex Wyse, Maria Tomba, Mew, Nicol, Rea, Tancredi, Vale Lp e Lil Jolie. Da varie edizioni di X-Factor, invece, Angelica Bove, Bosnia, Dea Culpa, Mazzariello, Selmi, Settembre, Sidy, Etra. Reduci da The Voice Angie e Arianna Rozzano, che tra l’altro aveva già firmato la colonna sonora della serie Di4ri su Netflix.

Non mancano poi alcuni “casi speciali” che erano già noti per altri motivi. Esempi possono essere Ciao Sono Vale, che ha già un contratto con Honiro Label (non esattamente l’ultima delle etichette per indipendenti…) o la rapper Grelmos, che aveva già oltre un milione di follower su Instagram e TikTok.

Il pubblico più appassionato di talent show, dunque, già conosceva molti di questi artisti prima della loro partecipazione alla sezione Nuove Proposte di Sanremo. Chiaramente, questa non vuole essere affatto una critica agli artisti, ma piuttosto una riflessione su cosa viene considerato emergente in Italia oggi.

Per quale motivo un artista viene indirizzato da un talent all’altro, piuttosto che affrontare un percorso di crescita, anche supportato professionalmente (ed economicamente) da un’etichetta che dovrebbe scegliere di investire su di lui o su di lei?

Cantanti emergenti in Italia: il talent show è l’unica via?

Una cosa è certa: essere un cantante emergente in Italia non è affatto semplice.

Chi è davvero emergente, nel senso più puro del termine, spesso si ritrova a sgomitare fin da una giovanissima età (parliamo anche dell’epoca liceale) tra tantissime mansioni. Musica, composizione dei testi, studio per migliorare le proprie capacità, ma anche social media marketing e ufficio stampa per farsi conoscere. Un giovanissimo cantautore impara quanto può essere aggressivo e competitivo il mondo della musica da tutto questo. E aggiungiamoci che spesso fa tutto questo mentre studia o lavora per sostenere le spese del suo sogno.

In questo panorama così ostile, è più che comprensibile che si possa arrivare a ritenere il talent show come una via facile di arrivo non tanto al successo, ma alla notorietà. Così si finisce per considerare Amici, X-Factor o The Voice come un trampolino di lancio, da cui buttarsi con la speranza di guadagnare qualche migliaio di follower sui social che funga da base pubblico per i successivi lavori dell’artista.

È anche vero che questa scelta viene spesso percorsa dai giovani musicisti a causa di una fondamentale incapacità dell’ascoltatore medio italiano di imbarcarsi alla scoperta di nuova musica. La maggioranza del pubblico, infatti, preferisce consumare ciò che è pronto, confezionato e soprattutto consigliato dall’etichetta discografica o dalla piattaforma streaming di riferimento. 

Ascoltiamo, di media, ciò che ha già successo. Ecco perché il talent sembra così importante per tanti artisti.

L’alternativa è molto più difficile. Suonare, suonare, suonare, partecipare a serate per emergenti, farsi molti contatti e sperare di poter arrivare ad aprire il concerto di qualcuno “meno emergente”. Insomma, una strada lunga e piena di competizione.

Tutto questo allora dovrebbe farci riflettere sul modo in cui fruiamo oggi della musica.

Ci annoiamo delle nostre solite playlist, ma poi ci rifiutiamo di scoprire nuova musica, quella DAVVERO nuova, quella degli emergenti reali. Preferiamo il prodotto della major a ciò che è davvero indipendente, ma finisce che ci troviamo sempre davanti agli stessi volti e agli stessi suoni.

Sarà forse arrivato il momento di cambiare la nostra prospettiva sulla nuova musica?

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