metereopatica

Beatrice Goracci con “Metereopatia”, fuori l’11 ottobre

Dalle sonorità indie con sfumature che arrivano dal pop, “Metereopatia” è il racconto sincero e personale dell’animo della cantautrice. Il brano nasce dall’esigenza di condividere come a volte gli eventi esterni possano influenzarci e cambiare le nostre scelte.

L’urgenza espressiva che caratterizza Beatrice Goracci ha radici ben radicate nell’indie jazz che decide di approfondire intraprendendo gli studi musicali presso la Saint Louis College of Music.

Dove ha avuto la possibilità di accrescere il proprio bisogno di esprimersi attraverso la musica, culminando oggi questo traguardo con l’uscita del suo primo singolo “Metereopatia”.

Su questa prima uscita Beatrice Goracci ci racconta: 

“Metereopatia è stato il mio primo “vero” brano scritto in italiano. Lo definisco il mio manifesto dato che racconta con esattezza il mio modo d’essere. È anche stata la canzone che ha avuto per me la gestazione più lunga: ho iniziato a comporla nel 2017 e l’ho conclusa solo nel 2022, quindi descrive cinque lunghi anni di cambiamenti e crescita personale. Non è un caso che abbia scelto di iniziare ufficialmente il mio percorso da cantautrice proprio con Metereopatia. Qui dentro c’è Beatrice in tutte le sue sfaccettature (o, almeno, quelle che per ora conosco anche io).

Questo brano parla della mia ipersensibilità verso tutto ciò che mi circonda: le persone, le emozioni, ma anche il tempo atmosferico. Mi sento fortemente influenzata da ciò che è fuori di me, ed è come se il mio umore cambiasse a seconda di quello che accade attorno. Questo brano è una riflessione su come ci lasciamo trascinare dagli eventi esterni, ma anche su come impariamo ad accettare la nostra natura, per quanto complessa e a volte imprevedibile possa essere.

Pubblicarlo è stato un atto di grande liberazione per me, perché rappresenta una versione autentica di me stessa. Con questa canzone, spero di far sentire capiti coloro che, come me, si sentono a volte ‘troppo’ rispetto al mondo che li circonda. Volevo creare uno spazio dove potessimo tutti sentirci più accettati, fragili ma anche forti nella nostra unicità”.

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