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Peter White, “L’Ora D’Oro”: “è nato tutto per caso”

Pietro Bianchi, in arte Peter White è un artista romano classe 1996. Nelle sue esperienze musicali rimescola le regole del pop e il rap raccontando esperienze e vissuti personali. Tra i singoli maggiormente apprezzati spicca “Narghilè”, del 2018, che ad oggi conta oltre 15 milioni di stream. Nel 2019 pubblica il suo primo album “Primo appuntamento”. Nel 2023 pubblica il suo secondo ep “Acqua e Zucchero” dove vanta numerose collaborazioni. Oggi presenta il suo nuovo singolo “L’Ora d’oro” un brano romantico che trova radici nel cantautorato.

“L’Ora d’Oro” è il tuo ultimo singolo, un progetto che ti riporta al cantautorato italiano: quello con cui sei cresciuto e in cui hai sempre trovato ispirazione. Come nasce questa canzone?

«“L’Ora D’Oro” nasce, come spesso accade per le mie canzoni, casualmente. Quest’anno ho deciso di iniziare pianoforte con il mio amico Paolo Casali, diplomato al conservatorio di Santa Cecilia. Quando io e Paolo ci siamo dati appuntamento per la prima lezione, avevo in testa la melodia del ritornello. Paolo si è messo al piano e, pazientemente, abbiamo tirato fuori la prima strofa e buona parte del brano. Forse è stato meglio così: non abbiamo mai iniziato quella lezione, ma è nata “L’ora d’oro”. In seguito, siamo andati da Fettina, al secolo Mattia Castagna, che ha prodotto e arrangiato tutto il brano ».

“Mentre pensi alle cose da dire, io rimando le cose da fare”: una frase che personalmente apre ad un’immagine chiara di una persona in attesa delle decisioni e dei pensieri di un’altra. Quanto pensi sia effettivamente importante rispettare il tempo e le scelte altrui?

«Tanto. Spesso ci dimentichiamo che anche le altre persone hanno dei pensieri, dei problemi, dei sentimenti. “L’ora d’oro” è un brano che non indaga solo nell’introspezione personale, ma anche in quella altrui».

Nel tuo album all’attivo “Acqua e Zucchero” sono presenti numerose collab: quanto pensi sia importante creare interconnessioni con gli altri quando si parla di musica?

«Penso sia fondamentale la condivisione, nonostante servano anche momenti di solitudine. Però ritengo che solo tramite altre persone le idee diventano idee, sennò restano solo pensieri. Per esempio, in “Baricentro” Chiamamifaro è stata necessaria, senza di lei quella canzone non avrebbe avuto la stessa potenza che ha oggi. Quando sentivo il ritornello con solo la mia voce non ne ero convinto, ma con lei suona come dovrebbe essere. Questo discorso ovviamente vale per tutte le mie collaborazioni. Fare una canzone insieme significa prendersi la responsabilità di incidere la propria voce e le proprie idee nel tempo. Credo che questo generi un legame indissolubile».

Ti stai preparando ad unestate di live: com’e stai vivendo il rincontrare il tuo pubblico portando anti-estiva?

«Sarà emozionante. E’ il vero momento in cui le mie canzoni tornano a casa dopo aver viaggiato su telefoni, computer, cuffiette e quant’altro. So che “L’ora d’oro” non è propriamente una hit estiva, ma a me piace così. Spero che il mio pubblico apprezzi questa volontà di scrivere canzoni autentiche e non singoli che fanno moda».

Visto che parliamo di live…Hai dei riti scaramantici o degli oggetti che non possono mai mancare con te sul palco?

«In realtà sì: ho le mie auricolari in un contenitore su cui ho apposto un adesivo di Elvis Presley. Guardarlo prima di indossare le in ear e salire sul palco mi trasmette una certa energia».

Se dovessi ascoltare 3 canzoni per resto della tua vita, che titoli sarebbero?

«Bella domanda quanto difficile: credo che sarebbe una tortura! In ogni caso, senza pensarci troppo direi: “Parlami d’amore Mariù”, “Generale” e “Non arrossire”».

Ascolta il pezzo qui di Peter White

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