Wax, nome d’arte di Matteo Lucido, è un giovane cantante italiano noto per il suo stile unico, che unisce influenze pop, rap e urban. Si fa conoscere al grande pubblico grazie alla partecipazione ad Amici 22, dove conquista i telespettatori con il suo talento e la sua personalità fuori dagli schemi. L’EP “EXIT”, uscito il 7 giugno 2024, chiude un cerchio della carriera artistica di Wax, che è già pronto ad aprirne uno nuovo e più maturo con il singolo “7 VITE” uscita il 6 dicembre.
“7 vite è il tuo ultimo singolo, è un pezzo che parla di amore in un mondo che comunque crolla, un amore che resiste. Ti va di raccontarci qualcosa in più su questo nuovo progetto?”
È un brano che parla di una parte che resiste in una situazione di deliri e di disagio, che può essere sia familiare che sociale. Il brano io, assieme al produttore Steve Tartara e l’autore Fabrizio Fusaro. volevamo descrivere una situazione di esasperazione totale in cui si arriva al limite.
Nasce nello studio, dove noi ci raduniamo per parlare dei nuovi pezzi, delle cose, di quello di cui voglio parlare e loro mi aiutano a mettere nero su bianco tutto immaginandolo come se fosse già un videoclip. Ogni volta quando entriamo in studio ci creiamo un video musicale in testa e poi lo mettiamo a parole. Naturalmente deve essere vero, la verità è una cosa primaria per me, serve per dare speranza.
Quindi siamo entrati in studio, abbiamo stabilito che la parola d’ordine fosse “esasperazione” e ci siamo creati diverse immagini. Ad esempio un uomo che sta sull’orlo di un precipizio che però, nonostante l’arrivo dico della fine, è felice di concludere tutto. Per me parlare quando parlo d’amore, parlo d’amore nelle sue brutte sfaccettature ma con il significato collaterale della speranza.
E questo brano arriva dopo comunque l’esperienza di un EP che è appunto “Exit” in cui riesci a raccontare l’amore in tante sfaccettature diverse. Come ti sei approcciato alla scrittura di quest’album?
Ho lavorato a questo ep in studio, andando lì tante volte, lavorando a stretto contatto con persone più grandi di me come Andrea Bonomo, Renzo Stone ed Edwin Roberts. Io, grazie a Edizioni Curci, ho avuto l’occasione di lavorare con loro ed è stato bello vedere il lavoro prendere vita, diventando anche più maturo. L’ep racchiude quello che ho vissuto, con uno sguardo esterno, permettendomi anche di esorcizzare la solitudine, la depressione, il dolore, la gioia. Spesso mi capita di ascoltare anche i discorsi dei miei amici e pensare che quella tematica potrebbe aiutare qualcuno, quindi mi siedo e ci lavoro.
Tu in “Exit” parli di fuga? Obiettivamente tu da cosa vorresti scappare? E qual è la tua via di fuga quando tutto crolla?
Voglio fuggire dalla mia testa, senza dubbi. Per farlo cerco di parlare, il più possibile ed esorcizzare quello che sento che può essere momentaneo o qualcosa di più duraturo. Ci creiamo sempre un sacco di problemi che non esistono nella nostra testa, buttarli fuori aiuta a prenderli con filosofia, rispettare il dolore, ma non usarlo per farci del male.
Ogni pezzo arriva alle persone in modo diverso, no? Ti è mai capitato, magari per strada, di parlare con qualcuno che ti racconta di aver vissuto un momento simile? Cioè come vivi il fatto che magari le persone possano trovare nella tua musica una chiave di lettura per affrontare i propri di problemi?
È il mio obiettivo aiutare le persone, arrivare a più persone possibili. Mi è successo più volte, sia in maniera digitale, ovvero magari su Instagram che mi scrivono commenti o anche per strada, o magari dopo un mio concerto. È successo spesso. Guarda, ti dirò, una volta ero a un concerto a Cinecittà a Roma.
Dopo quel concerto arriva da me un ragazzo cieco assieme a sua mamma, avrà avuto 16 anni, e mi dà questo libro che ha scritto grazie alla scrittura braille. Mi racconta che ascoltando “Ballerine e Guantoni”, la mia canzone, ha visto delle cose e io in quel momento mi sono commosso. È stata la prima volta che mi sono davvero commosso per una persona che si è dedicata, che si è rivista talmente tanto da entrare in quello che avevo scritto generando nuova arte.
Nel tuo percorso hai scritto tanto, c’è un pezzo che oggi scriveresti in maniera diversa?
Beh si ce ne sono alcuni, penso ad “Anni ’70” o “Turista per sempre”, però non voglio rinnegare quello che ho scritto, giusto modificare delle parti.
Come descriveresti la tua musica a chi non ti conosce?
Te la descrivo con un aggettivo: speranza.
Le tre canzoni che non possono mai mancare nella tua playlist
“Con te Partirò” di Andrea Bocelli, Baby di Justin Bieber, Mirrors Justin Timbarlake.