Mameli torna con un ep intitolato “Fino all’ultimo respiro”, un racconto “a puntate” che racconta l’amore, la solitudine, la fine di una relazione e la relativa rinascita. L’artista, che nell’ultimo anno ha rilasciato tre singoli, torna con un ep che profuma di nuove prospettive e consapevolezze.
Mameli con questo ultimo progetto ci porta nel suo universo, non è poi un caso il suo nick sui social sia proprio “universomameli”. La sua musica è esattamente questo: un mondo parallelo in cui lui ritrova se stesso, la sua armonia e la sua libertà di espressione sia dal punto di vista musicale che visuale. “Fino all’ultimo respiro” non si limita alla musica, ma è un vero e proprio racconto a 360° gradi. Mameli, infatti, ci trascina con lui nel vortice delle sue emozioni attraverso un racconto a puntate in cui ogni brano corrisponde ad un cortometraggio. Ogni episodio è pensato per essere strettamente legato ai brani dell’ep, creando un’esperienza immersiva che unisce musica e immagini.
Cinque brani, cinque episodi, cinque racconti fotografici di un momento. Andiamo a conoscerli tutti.
CLANDESTINO (S1 E0)
Il brano edito a fine 2023 apriva le porte di questo nuovo, incredibile, progetto. Clandestino ci racconta di un amore finito, una storia che ha portato a delle dinamiche tossiche, generando traumi emotivi importanti. Questo pezzo ci racconta la malinconia, la solitudine e anche la nostalgia sicuramente della persona amata, ma anche di quella casa dover ritrovare sè stessi.
Mi ricordi scritte sopra i muri cancellate
Il cuore rotto delle altre donne di mio padre
Mi ricordi tutti i pomeriggi al sole dentro il temporale
Non mi importa se dici che sono un ragazzino
È un amore clandestino, ora che è tutto finito
Non ho più neanche i Daft Punk su cui piangere in un bar
Un brano, questo, che come ha raccontato lui stesso non è autobiografico, ma il racconto – strettamente personale – di un’amica, la quale si è ritrovata in un rapporto tossico basato su gelosie e incomprensioni.
MAI LOVE (S1 E1)
Mai Love (S1 E1) ci racconta di un vuoto che resta quando non si riescono a dare più risposte. Quel sentimento ch nasce, al termine di una relazione, che racchiude al suo interno una serie di scuse, fraintendimenti, discussioni e silenzi. Il titolo ci racconta tantissimo, una crasi tra il nomignolo “my love” e la traduzione “mai amore”. Una punizione per se stesso e per la persona amata, come se non gli fosse concesso donarlo e provarlo.
Non ci credo che quel bacio è diventato l’ultimo, stupido
Attimo a tenerci sopra un marciapiede in bilico
Ma cosa fai? Perché mi spari nella notte?
Lo sai, te l’ho già chiesto mille volte
Scusa se mi brucia
Che noi non ci diciamo mai “love”, mai “love”, mai “love”
Noi non ci diciamo mai “love”, mai “love”, mai “love”
Tu non mi dicevi mai “love”, mai “love”, mai “love”
Mameli ci porta un brano in cui tutte le certezze crollano e il senso di angoscia è così incolmabile da non riuscire a far altro se non arrendersi a una risposta che non arriverà e che inevitabilmente ci distruggerà.
OKAY OKAY (S1 E2)
La terza puntata di questa serie tv targata Mameli è un pezzo che potremmo definire “allegramente triste”, uno di quei pezzi che diventa la colonna sonora di tutti quei “vorrei, ma non posso”, di tutti quei ricordi che restano appesi lì tra quei momenti felici che sono volati via.
La canzone racconta le disavventure di un amore travagliato in cui i due protagonisti sono delusi, ma continuano a cercare un barlume, un faro a cui aggrapparsi per trovare la salvezza tanto agognata, ripetendo un mantra che – più o meno – conosciamo tutti: non importa quanto stiano andando mae le cose, ma la cosa importante è continuare a ripetersi che tutto va bene.
Nelle cose che vorrei
Ma è tutto okay-ay-ay
È tutto okay-ay-ay
È tutto okayGuarda che si vede che mi detesti
Mi parli con il coltello tra i denti
Come se volessi farmi in mille frammenti
Prima eravamo connessi ora siamo persi
Nonostante la ragazza ti abbia lasciato, nonostante a lavoro tutto vada male, devi ripeterti che è tutto okay. Un mantra che non dobbiamo mai dimenticarci.
MEZZ’ORA D’AMORE (S1 E3)
Il quarto episodio di questa prima stagione è quella che più di tutti mi è entrata dentro. Una storia d’amore che è ormai finita, siamo al momento dei saluti, a quell’ultima mezz’ora d’amore che sa di caffè, lacrime e sangue.
Mameli racconta – in una splendida ballad – gli ultimi istanti della relazione. Quegli istanti in cui i dialoghi tra i due vengono macchiati da quel velo di malinconia che aleggia nell’aria, quando tutto diventa troppo pensante da sopportare senza dar sfogo a quelle emozioni che abbiamo racchiuso per troppo tempo.
Io e due scemi che ti urlano da un finestrino mentre mi dici: “Addio”
Ci resta solo l’ultima canzone
Un’ultima mezz’ora d’amore tra me e te
L’ultimo bagno di sangue in un caffè
Ci metti dentro le fragolе, fragole
Ci resta solo l’ultima canzone
Un’ultima mеzz’ora perché
Mameli in questo brano ci apre davvero il suo cuore e, tra tutte, in questo pezzo si percepisce quel dolore, quel nodo in gola che non riusciamo a mandare via fino a quando, uno davanti all’altro, ci diciamo addio.
DIETRO LE NUVOLE (S1 E4)
L’ultimo atto di questo spettacolo chiude davvero un capitolo. Mameli con “Dietro le nuvole” mette un punto ad un ep, ma soprattutto ad una relazione, la stessa che ci ha raccontato brano dopo brano, parlando di sentimenti veri che riusciamo a percepire e respirare negli spiragl di luce che lui stesso ci lascia.
Ed è inevitabile, per tutti noi, mentre ascoltiamo questo brano pensare ad una persona, quella che per la prima volta ci ha spezzato il cuore. Un cuore che poi con il tempo è guarito, ma che – nelle giornate buie – ci porta a credere che il sole per noi è perso per sempre. Ma state tranquilli, torna, è solo dietro le nuvole.
Dicevi: “I love you”
Sopra di me
Se non sei tu
Non credo che
Riprenderò a ridere
Riprеnderò te
Io non ti ho più visto da questе parti
E mai ti ho chiesto di salvarmi
Ma se vuoi
Sai che puoi
Quest’album racconta un processo, lo stesso che forse vive anche chi lo ascolta. Mameli con “Fino all’ultimo respiro” fa una sorta di terapia di gruppo, necessaria – almeno per chi scrive – per superare quella fine che mi ha sempre spaventata.