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Principe tra Sanremo Giovani e la playlist ‘Sanguegiovane’ di Spotify

Principe, classe 2004, pseudonimo di Eugenio Bovina cresce in provincia di Bologna, circondato dalla natura. Si avvicina alla musica suonando la chitarra del padre e facendogli ascoltare i suoi primi brani scritti in cameretta. Eredita dai suoi genitori la passione per il cantautorato, che ascolta fin dalla culla: tra i suoi ascolti preferiti rientrano Vasco Rossi, Lucio Dalla e Cesare Cremonini.

Tra il 2021 e il 2022 pubblica i primi singoli da indipendente, mentre nel 2023 entra nel roster di Thamsanqa, con la quale pubblica i singolI “Uh la la”, “Fuorilegge”, “DA PAURA”, “DAI FIDATI DI ME” ed “ESAGERATA”, con i quali comincia a ottenere un buon interesse di pubblico.

Dopo l’essere entrato tra i 46 finalisti di Sanremo Giovani con “Camilla!” torna e conquista la playlist “SANGUE GIOVANE” di Spotify con “Fragolamilano“.

Sei rientrato tra i 46 finalisti di Sanremo Giovani con “Camilla!”. Ti va di raccontarci qualcosa in più di questa esperienza? Come com’è stato?

Allora diciamo che è cominciato tutto a settembre, quando abbiamo inviato il provino di “Camilla!”. Com’è andata? Beh è andata bene, nel senso che sono contento perché appunto sono entrato nei primi 46 e non non me l’aspettavo. È stata una bella soddisfazione. Dopo il primo ok sono sceso a Roma per l’audizione live, purtroppo non è andata, ma va bene così. Ovviamente un po’ mi è dispiaciuto, però è tutta esperienza e ora so cosa posso migliorare per poterci riprovare e farlo meglio.

Oltre a Sanremo Giovani, hai anche rilasciato un nuovo singolo “Fragolamilano” che ti ha portato sulla cover di “Sanguegiovane” di Spotify. Come nasce questo brano? Come nasce l’accoppiata tra una fragola e Milano?

Qui ho una storia divertente. “Fragolamilano” è un brano che nasce in studio per caso, a fine settembre, ci abbiamo lavorato velocemente ed ora è fuori. È nata in un momento in cui stavamo registrando un altro brano, mi stavo annoiando, era un brano un po’ più malinconico e avevo bisogno di altro. Quindi dico al produttore “facciamo qualcosa di più ritmato”, lui tira fuori un giro di chitarra che mi ha gasato ed è nata “Fragolamilano”. Perchè Milano associato ad una fragola? Beh banalmente per il ritornello che dice “le tue labbra san di Fragola”. E quindi quando il produttore, per salvare il progetto, mi aveva chiesto “come la vuoi salvare?” Io, per scherzare, ho detto Fragolamilano. Ed è rimasto così perché mi sembrava simpatico e mi suonava, no?

Qual è il processo creativo che di solito ti spinge a scrivere una canzone? Da cosa parti di solito?

Allora in realtà io parto sempre da una melodia, che può essere: un giro di accordi, un rif, qualcosa del genere che mi ispiri. Tutto deve partire dal suono, deve rispecchiare quello che sto provando in quel momento. Se magari è una giornata triste, un giro un po’ più malinconico, se sono felice qualcosa di allegro. Così è nata “Fragolamilano”, un giro un pò più punk del solito. Poi c’è ovviamente, la fase di scrittura che è particolare, a volte neanche io riesco a spiegarmela. Ci sono momenti in cui è tutto estremamente naturale, mi metto lì ed esce tutto fuori come un flusso continuo. Di solito questo avviene di notte, a letto, prima di addormentarmi; mi metto lì suono un pò e scrivo.

Nella tua musica si respira una grande verità. In un mondo in cui mettiamo sempre le maschere, cosa ti ha spinto a togliertela questa maschera e ad essere così onesto con il tuo pubblico?

Ho sempre sentito l’esigenza di essere me stesso e l’ho fatto nella musica dai miei 14 anni. Adesso non è che sono grandissimo, però da quando ero più piccolo che mi domandavo: questa mia esigenza di suonare, di mostrarmi così com’ero da cosa nasce? Perché all’inizio mi faceva un po’ paura il mostrarmi, in un piccolo paesino dove non c’era tanta gente che suonava o che si esponeva, quindi… essere fra virgolette il primo di una generazione a suonare, a espormi a emozioni, esponendo magari anche cose private, mi faceva un po’ paura. Poi però mi sono detto, se ho il coraggio di mostrarmi per quel che sono, magari posso star bene io e posso aiutare qualcun altro. Mostrare le proprie fragilità non è sbagliato e non è da deboli, se ti togli la maschera e ti mostri per quel che sei, hai anche molte più possibilità di circondarti di persone simili a te.

Una cosa che ho notato è anche che parli spesso di quello che hai vissuto, no? Quasi come se fosse una lettera a te stesso, una fotografia nel tempo. Per te la musica è questo?

Sono una persona molto nostalgica in generale. Quindi mi piace fermare i ricordi nel tempo, che sia con una foto, che sia appunto come faccio maggiormente con un testo. Se descrivo magari un momento preciso della mia vita, un episodio, una notte, anche solo un capitolo, un piccolo straccio di vita, mi piace averlo lì per sempre impresso, mi piace perché posso andare a riascoltarlo, a rivederlo, a riviverlo.

Un pò come i grandi cantautori con il quale sei cresciuto no? Fa strano visto la tua giovanissima età sentirti parlare di cantautorato: quanto c’è di questa storia musicale nella tua musica?

Allora secondo me, involontariamente ce n’è tanto. Questa passione per il cantautorato nasce dai miei genitori, con loro ho sempre ascoltato Vasco Rossi, Lucio Dalla, poi mia mamma superfan di Cremonini. Da più grande mi sono interessato a Rino Gaetano, Battisti, Celentano, Gino Paoli, cioè proprio tutti. Li trovo tutti estremamente attuali, una pagina di storia da studiare per arricchirsi come musicisti. Ho imparato a scrivere ascoltando loro ed è questa la direzione che voglio dare alla mia musica.

Cosa ti aspettavi con Fragolamilano da parte del pubblico? Com’è stata l’accoglienza?

Sono contento perché stiamo intraprendendo un percorso insieme a Thamsanqa, la mia etichetta, che è bello, ma impegnativo. Vogliamo uscire con tantissimi brani, abbiamo tantissimi progetti e siamo siamo molto carichi. Questo primo brano, diciamo, che apre questo nuovo capitolo portando già delle cose belle, come la copertina a Sanguegiovane per cui sono molto felice. In generale, mi stanno arrivando molti feedback buoni e quindi sono contentissimo perché, insomma, è quello che volevo che arrivasse alla gente, che potesse apprezzare e sta andando bene. Ovviamente c’è tantissimo da fare ed è quello che faremo, assolutamente. Però sono contento.

Quanto è cambiato Eugenio negli ultimi negli ultimi due anni? C’è un pezzo che, con la maturità di oggi, cambieresti?

Beh dal primo singolo come indipendente, tantissimo. Io sono dell’idea che non cambiamo ogni giorno, ma ogni giorno arrivano cose nuove, succedono cose e quindi si cambia. Non deve avere un’accezione né negativa né positiva, dipende in come, in cosa si cambia. Io sono cambiato tanto, pian piano e sono contento perché sto ritrovando me stesso. L’obiettivo con i ragazzi di Thamsanqa era quello di trovare un’identità forte e riconoscibile. Mi sto rendendo conto che più va avanti il tempo, più sto trovando la mia direzione e riesco sempre di più. Più ascolto i miei brani, più li sento miei, cosa che all’inizio, magari da indipendenti era difficile, ma oggi penso che tutto è servito per arrivare qui. Quindi no, non li cambierei.

Tre canzoni che non possono mai mancare nella tua playlist

Fammi pensare a cosa sto ascoltando tantissimo in questo periodo.. beh sicuramente “Colpa D’Alfredo” di Vasco Rossi, “Disperato Erotico Stomp” di Dalla e “Polifemo” di Marco Castello.

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