canzoni sulla violenza sulle donne

More Than Lyrics, le canzoni sulla Violenza sulle Donne che spezzano il silenzio

La violenza di genere in Italia è un fenomeno particolarmente sentito. Femminicidi, abusi, violenze di ogni genere continuano a perpetrarsi in una società in cui spesso lo Stato non tutela abbastanza le donne dai propri carnefici, trasformando le loro storie in casi di cronaca nera. Oggi 25 Novembre vi portiamo alla scoperta delle canzoni sulla Violenza sulle Donne, brani che ci ricordano che il possesso e la violenza non saranno mai e poi mai amore.

Eva e Adamo: il trauma della violenza in giovane età

Il nostro viaggio nelle canzoni sulla Violenza sulle Donne inizia oltreoceano, più precisamente in Ohio.

È il 2022 quando il 27enne, Gershon Fuentes, viene arrestato per lo stupro di una bambina di soli 10 anni. La piccola, rimasta incinta, è diventata protagonista di un caso di cronaca giunto fino a noi. La Corte Suprema statunitense ha annullato la sentenza che tutelava il diritto all’aborto, negando alla bambina la possibilità di interrompere la gravidanza. Una decisione che ha inevitabilmente portato al trasferimento in un altro Stato americano.

È questa la storia che Martina Attili racconta in Eva e Adamo, brano edito il 22 novembre per ZooDischi, con una delicatezza disarmante, nonostante la crudeltà della vicenda.

Dimenticate la piccola 16enne che cantava la celebre Cherofobia davanti ai giudici di X Factor: con questo brano, Martina è pronta a prenderci a pugni in faccia raccontandoci questa triste storia di violenza, l’ennesima.

Tra un compito e l’altro, i problemi sono tanti

Papà se ne è andato di casa e mamma non sa come andare avanti

È il suo compagno che si prende cura di noi, ma di me si prende cura in un modo particolare

Mi chiede di provare un gioco a cui non so giocare

Mi dice: “Non ti preoccupare, ti posso insegnare”

E cado su un ginocchio e mi appoggio sull’altro, lo guardo dal basso verso l’alto mentre mi tira uno schiaffo

“Apri la bocca, ma non per parlare”, “Girati e non farti guardare”

“Non gridare e soprattutto non dirlo a tua madre”

Fin dai primi versi, Martina ci introduce il punto di vista della bambina: un’anima innocente, che entra in contatto con il compagno della madre. Quello che sembra il sostituto di un padre nella cura, in realtà è carnefice, una losca figura che strappa alla bambina l’innocenza della giovane età.

Erano in due nel giardino di nostro signore

Sono stati sia Adamo che Eva a fare l’amore

Ma sul corpo di Eva il fatto è rimasto evidente

Adesso viene condannata lei da questa gente

Il richiamo al sacro diventa profano nel momento in cui Martina fa accenno alla condanna, al cosiddetto victim blaming. Come spesso accade nei casi di violenza, si tende ad affibbiare colpe alla vittima e non al carnefice. Anche in questo caso, è evidente il riferimento a questa pratica adottata dalla società di puntare il dito solo contro chi subisce.

Ho dato la colpa alla stanchezza perché non chiudo occhio

Ho paura che lui bussi una volta di troppo

Come si cancella la sensazione di un abuso sulla propria pelle? Come si elimina la paura di avere ancora addosso mani che ti toccano quando tu non vuoi? Non si riesce più a dormire vivendo nel terrore che capiti ancora, che di nuovo si possa subire violenza.

Dicono che per me non vale, che per me è diverso

Diverso da cosa?

Dalla trentenne che ha subito lo stesso, dalla quindicenne che voleva solo fare sesso

O dalla donna che ha portato in grembo per due settimane un feto morto

Perché degli uomini hanno deciso sul suo corpo

Sempre tramite il punto di vista della bambina, Martina introduce un’importante critica alla società e alla legge americana non poi così lontane da noi. Gli uomini decidono sul corpo delle donne, a prescindere dall’età e dalla storia di ognuna. Una donna non può abortire neanche se in grembo porta il figlio del suo stupratore, il frutto di un rapporto non consenziente, di un abuso. Per quegli uomini, non ha importanza che sia il risultato di una violenza, di un trauma che segna quella donna per sempre.

Vietato Morire: una denuncia contro la violenza domestica

Il nostro viaggio nelle canzoni sulla Violenza sulle Donne fa un passo indietro a febbraio 2017.

È il 10 febbraio 2017 quando esce Vietato Morire, secondo album in studio di Ermal Meta e terzo brano del podio sanremese.

Frutto del vissuto personale di Ermal Meta, il brano racconta l’infanzia del cantautore accanto a un padre violento in quello che viene definito un seguito del singolo Lettera a mio padre del 2014. In questa canzone, Ermal racconta della scelta di sua madre di sottrarsi alle violenze e del coraggio di fuggire via, scegliendo persino di cambiare paese.

Ricordo quegli occhi pieni di vita

E il sorriso ferito dai pugni in faccia

Ricordo la notte con poche luci

Ma almeno là fuori non c’erano i lupi

Ricordo il primo giorno di scuola

29 bambini e la maestra Margherita

Tutti mi chiedevano in coro

Come mai avessi un occhio nero

Fin dai primi versi, emerge il vissuto di Ermal all’insegna della violenza, dei segni sul corpo di quel bambino a cui tutti facevano domande. E poi nella notte, la fuga, ma la consapevolezza dell’allontanarsi dal lupo.

E la fatica che hai dovuto fare

Da un libro di odio ad insegnarmi l’amore

Hai smesso di sognare per farmi sognare

Le tue parole sono adesso una canzone

L’amore di una mamma che emerge potente e trasforma quell’odio da cui ha portato via sé stessa e il suo bambino in una nuova vita. La dolcezza e la riconoscenza di un figlio che trasmette quegli insegnamenti con la musica.

Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai

E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai

Figlio mio ricorda

L’uomo che tu diventerai

Non sarà mai più grande dell’amore che dai

Da queste parole è evidente il messaggio che Ermal vuole condividere: l’amore non è mai violenza, ma quello che dai. E la forza di un uomo non si misura dalla sua forza, ma proprio dall’intensità con cui ama.

Non ho dimenticato l’istante

In cui mi sono fatto grande

Per difenderti da quelle mani

Anche se portavo i pantaloncini

Nei casi di violenza domestica, è altrettanto frequente che i bambini ne diventino parte integrante. Spesso infatti, i figli diventano vittime secondarie di quegli abusi, costretti ad assistere a scene che diventeranno poi traumi. Quegli stessi bambini, spesso si interpongono tra vittime e carnefici, trasformandosi in piccoli adulti che provano a prendere le redini di situazioni più grandi di loro.

Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede

Che cosa ti aspettavi da grande, non è tardi per ricominciare

E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza

Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire

La chiusura del brano è un vero e proprio monito. Certi avvenimenti della nostra infanzia, lasciano in noi ferite che col tempo passano, ma di cui rimangono le cicatrici. Una volta adulti, non dobbiamo pensare che quei traumi debbano condizionarci, ma farli diventare il punto di svolta per un cambiamento positivo. Appunto, scegliere una strada diversa che abbracci l’amore e che sia quanto più lontana dal passato di violenza che ci portiamo dietro.

Bandiera: l’inno alla libertà delle donne

Per la penultima tappa di questo viaggio tra le canzoni sulla Violenza sulle Donne, dobbiamo fare un passo in avanti di qualche anno e tornare a qualche mese fa.

Settembre 2024. La grande macchina di X Factor è pronta a ripartire dalle audizioni e tanti giovani, promettenti artisti sono pronti a contendersi un posto nelle squadre capitanate da Achille Lauro, Jake La Furia, Manuel Agnelli e Paola Iezzi.

«Il mio inedito vuole raccontare un po’ la mia esperienza di donna in questo mondo. Vi avverto che sentirete della rabbia, però non è la rabbia che mi interessa. Quello che mi interessa è quello che la rabbia può diventare, per tutte e per tutti».

È così che Giulia Catuogno, in arte Giulia Mei, giovane cantautrice palermitana introduce Bandiera, un brano dal fortissimo messaggio di empowerment femminile che è riuscito a conquistare il podio della Viral 50 Italia di Spotify.

Libera, voglio essere libera

Di uscire la sera, tornare da sola

Senza paura persino del tipo

Della spazzatura

Quella cantata da Giulia è la battaglia di tutte le donne. È il grido, in musica, che chiede di essere ascoltate, capite, tutelate da una società e da uno Stato che non ci proteggono. Una società in cui una donna non può camminare sicura per strada. Un mondo, quello attuale, in cui ogni uomo, anche il più innocuo diventa oggetto delle nostre paure più profonde.

Fare l’amore, girare un porno

Cambiare letto pure ogni giorno

E di morire come mi pare

Non massacrata da un criminale

Non dalle pietre di un titolista

Né dalle carte di un penalista

Dai timorati figli di Dio

Che sputano merda e premono invio

Revenge porn, femminicidi, victim blaming da parte dei media, pro-vita che vogliono decidere sul corpo di altre, sono alcuni dei fenomeni più diffusi che le donne vivono e subiscono nella loro quotidianità. E Giulia non ne risparmia nessuno, li elenca tutti con un ritmo sempre più incalzante come a sottolinearne il male che scaturisce da ognuno di essi.

Della mia vita farò una bandiera

Che brillerà nella notte scura

Della mia fica farò una bandiera

Che brillerà nella notte nera

Al bando la delicatezza, quella che secondo i media e i più sentiti tradizionalisti dovremmo avere. Giulia grida forte questo inno alla libertà delle donne, allo smettere di sopperire di fronte al patriarcato. La sua Bandiera è la bandiera di tutte noi, che sventola prepotente in faccia a questa società che ci vuole mogli, madri e sante, incasellandoci, zittendoci, ma mai difendendoci dalla violenza.

Io Di Te Non Ho Paura: il coraggio di liberarsi da violenza e oppressioni

Questo viaggio nelle canzoni sulla Violenza sulle Donne giunge al termine con un salto al 2016.

È il 22 Gennaio 2016 quando esce Io di te non ho paura, terzo estratto dell’album Adesso di Emma Marrone.

«L’istinto di sopravvivenza ci porta a scappare da qualcosa o qualcuno che ci fa paura. Scappiamo perché temiamo di non avere il coraggio e di non essere abbastanza forti per restare e affrontare i nostri “demoni”. Questa è una storia di presa di coscienza di se stessi dove la voglia di liberarsi dalle oppressioni e dalle prigioni dell’anima diventa più forte di tutto».

Questo l’incipit con cui Emma accompagna il suo brano, definito «una dedica alle donne che sanno dire di no e prendere in mano la propria vita, senza sottostare a violenza e timore, ma soprattutto a quelle che non hanno più vergogna di farsi aiutare, di vivere e respirare».

Io di te non riuscirei mai a liberarmi

Tu di me non riesci a farne a meno

E non ne parli

Già dai primi versi, Emma ci illustra la differenza tra i due amanti della storia: lei così innamorata da non riuscire ad allontanarsi, lui dipendente dalla sua amata ma incapace di comunicare.

Io di te non ho paura

Tu di noi che cosa vuoi sapere ancora

che di te non ho paura

Mille domande attagliano la donna. Nella relazione che Emma ci racconta, si intravede la paura che lega i due amanti e l’incertezza di un rapporto in cui continuamente rimangono punti interrogativi. Tuttavia, lei sembra non starci, non ha paura, è consapevole dell’amore sincero che nutre verso di lui.

Tu di me un biglietto per il treno le mie coordinate

Io di te proteggo i sogni veri e se vuoi rimanere

Io di te non ho paura

Ecco che questa storia prende però una nuova piega, mostrando il lato della violenza, del controllo. Questi versi sembrano raccontare una dicotomia tra lui e lei, un rapporto impari. Da un lato c’è lui, controllante, possessivo, bisognoso di sapere sempre dove lei si trovi; dall’altro c’è lei, con il suo amore incondizionato, che non ha paura di questo sentimento, che crede che da qualche parte si nasconda in lui un animo buono e puro.

Io di te non ho paura

Tu di noi che cosa vuoi sapere ancora

Sono le parole su cui il ritornello insiste, su cui Emma pone un forte enfasi come a sottolineare che, nonostante il sentimento, permane il dubbio, il sospetto, il timore. Permane la tossicità di un rapporto da cui, inevitabilmente, si finisce per sottrarsi per ritrovare la propria libertà lontani dalle dinamiche del possesso.

È un invito a trovare quel coraggio di chiudere la porta e andarsene, senza mai guardarsi indietro, quello di Emma. Un invito a scegliere se stesse, ad allontanarsi da quegli uomini e da quei rapporti che vogliono tarparci le ali.

In questa Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e tutti i giorni, noi di More Music Magazine vi auguriamo di trovare la forza di riconquistare la vostra libertà e il coraggio di denunciare.

Non abbiate paura di lottare per essere di nuovo libere di volare.

Per chiedere aiuto o un consiglio e trovare il Centro Antiviolenza più vicino a voi, potete rivolgervi al 1522 o visitare il sito https://www.1522.eu/

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