cantautorato

Esistono ancora i cantautori? Evoluzione (e morte?) del cantautorato

Parlare di cantautorato italiano è sempre difficile, perché inevitabilmente si deve fare riferimento a una forma d’arte che oggi pare aver assunto uno status di intoccabilità e sacralità che non può essere messa in discussione.

Il classico boomer esclamerebbe: “non ci sono più i cantautori di una volta!
Ma è davvero così? Sono i cantautori ad aver modificato (e peggiorato) la loro produzione musicale o è piuttosto il contesto sociale e culturale ad essersi evoluto e trasformato in una direzione incomprensibile alle generazioni precedenti?

Cantautorato: significato ed evoluzione

Il termine “cantautore” letteralmente indica un cantante che è anche autore dei testi che scrive. Tuttavia, oggi moltissimi cantanti di ogni genere sono anche autori o co-autori dei propri testi. Questa definizione, dunque, non sembra basti per identificare un cantautore.

Se andiamo a vedere i suoi albori, il cantautorato emerge come un genere a sé. Implica una profondità riflessiva non indifferente e una sensibilità che permette di trovare le giuste parole per affrontare temi universali, uno su tutti, l’amore. E tutto questo senza essere mai banali.

L’Italia è stata patria di moltissimi cantautori di successo, la cui voce è stata conosciuta e amata in tutto il mondo. Parliamo di De André, Mina, Adriano Celentano, Lucio Dalla, ma anche Tiziano Ferro, Laura Pausini, Zucchero, Vasco Rossi. Tutti questi nomi hanno raggiunto un successo internazionale e hanno reso famosa la musica e la lirica italiana.

Ma oggi cosa rimane della loro eredità?
Ho provato a chiederlo a Google. Mi sono imbattuta in una interessante confronto su Reddit, una piattaforma utilizzata come forum di discussione su vari argomenti:

La risposta di questo utente solleva due questioni particolarmente interessanti in merito al cantautorato contemporaneo:

  • L’esigenza di rispondere a un mercato sempre più veloce;
  • Il disimpegno emotivo nelle tematiche e nei testi.

Le due questioni sono in realtà l’una la diretta causa dell’altra. È chiaro che arrivare a un discorso di elevata profondità emotiva necessita di una capacità di guardarsi dentro, un’autoanalisi che richiede innanzitutto tempo per riflettere. Tempo che un cantante, oggi, con i release friday che corrono più veloci che mai, non ha.

Ai giovani cantautori, soprattutto, è richiesto un ritmo di pubblicazione sfiancante. Ciò li costringe a ridurre a una svilente semplicità discorsi che potrebbero svilupparsi in maniera molto più profonda.

Per fare un esempio, ci è voluto un intero percorso di psicoterapia per arrivare alla pubblicazione di “La Geografia del Buio” di Michele Bravi. L’autore l’ha definito “una grande riflessione sul dolore. Non è un disco sul come si esce dal buio, ma un concept album che attraversa quel buio e trova un modo per conviverci”. La complessità a cui arrivano le riflessioni di questo album, la ricercatezza del linguaggio necessaria a esprimerle, sono elementi di grande spessore artistico. Proprio per questo richiedono il giusto tempo per essere maturati. Non si può mettere fretta a questo processo.

Forse è questa la più grande differenza tra il cantautorato di ieri e quello di oggi: il rispetto del tempo creativo. In un mercato che richiede una continua corsa alla hit non c’è tempo per la profondità che offrivano al pubblico i cantautori degli anni Sessanta, Settanta o Ottanta.

Chi sono oggi i cantautori?

Ma allora, se quella sensibilità e profondità tipica del cantautorato vengono a mancare, cosa significa essere un cantautore oggi? Definirlo con certezza è difficile, anche a causa del fatto che la musica si evolve in modo rapido e continuo, rispecchiando la società in cui è creata.

Oggi forse essere un vero cantautore significa proprio riuscire a cogliere la complessità di questa trasformazione e a dipingerla in un testo e in una musica originali. Significa riuscire anche a rappresentare chi diventiamo noi come persone, come esseri umani, all’interno di questa trasformazione rapida e complessa. Sono fenomeni squisitamente umani, psico-sociali se vogliamo, che da millenni rappresentiamo prima mediante la poesia e poi tramite brani musicali.

C’è chi dice che le canzoni che vengono pubblicate oggi non le ricorderemo affatto tra 10 anni, a differenza dei capolavori di grandi maestri che vengono cantati da tutte le generazioni.

Ma la verità è che solo il tempo potrà darci questa dimostrazione.

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