Olly torna con “Tutta Vita” il suo nuovo album, il secondo dall’inizio della sua carriera musicale,prodotto interamente dall’amico e producer JVLI. Un percorso di crescita incredibile, cominciato con la partecipazione a Sanremo, e che oggi lo ha portato – in poco tempo – a raggiungere la vetta FIMI.
“Tutta Vita” è un album vero, uno di quelli che purtroppo si ritrovano sempre più difficilmente tra le uscite settimanali, ma che quando le ritrovi, riescono a darti quella boccata d’aria necessaria per andare avanti. Ecco, l’album di Olly lo definirei così: una boccata di aria fresca tra il piattume generale.
Quasi quaranta minuti di brani, divisi in 12 pezzi, che raccontano l’amore, l’amicizia, quella voglia di scappare via lontano, la gioia, la follia ma anche la fragilità di un ragazzo di 23 anni che continua a cercare se stesso in un mondo così veloce e fugace che lo trascina via dalla realtà e che lo rende – a volte – uno scarabocchio al margine di un foglio bianco. Un lavoro lungo due anni racchiuso in questi brani senza età che diventano quasi un manifesto per la generazione che rappresenta e uno strumento di comprensione per “i grandi”: un processo di autoanalisi che affronta il tema della ricerca di sé, si mischia ai problemi generazionali e ci lascia un messaggio per il futuro, uno slancio verso la serenità.
“È Festa”
Il brano di apertura dell’album s’intitola “è festa” è una vera e propria dichiarazione d’intenti per chi lo ascolta. È una celebrazione di vita, di positività, di vitalità, una malattia contagiosa che apre le porte ad una vera e propria festa dove ballare e cantare “a squarciagola” sui tavoli, con quella felicità tipica dei vent’anni. Andare oltre, volare alto, anche quando tutto crollo e sembra vacillare.
Le tasche vuote, l’anima piena
Come te le lancio?
Tra i mozziconi spenti di quel marciapiede c’è la nostra storia
Allora, eh, ‘sta chitarrina, JVLI
Dicono che è festa e la festa siamo noi
In piedi sui tavoli
È tutta vita, è iniziata la festa, gente
Un brano pop con sfumature country, un inno alla leggerezza, alla vita, agli anni che scorrono e a quei momenti che devono rimanere eterni nel tempo.
“I cantieri del Giappone”
“I cantieri del Giappone” è forse una delle canzoni più intense dell’intero album, una di quelle che definirei quasi karmaticamente generazionale. E’ un brano che descrive la paura che colpisce i vent’anni di oggi: quella voglia di crescere in fretta, macinare le tappe, per poi guardarsi indietro e accorgersi di non aver vissuto a pieno. La rapidità con cui viviamo le nostre vite, fugacemente, dall’amore al lavoro fino ad arrivare alla famiglia e a quella quotidianità che ci spaventa terribilmente.
E ora che c’hai una laurea e un lavoro aspetti ancora di vivere
Sembri già più di là che di qua e non ci sta alla tua età
E a furia di “fai così” e “fai cosà” ce l’hanno fatto credere
Però ti immagini se (Te lo immagini se, oh)
Ma te lo immagini se?
E mentre tutto scorre, Olly immagina una vita serena in cui rilassarsi e vivere i suoi anni. E voi invece, ascoltando, cosa vi immaginate?
‘’Per due come noi’’
Per due come noi è il primo feat di Olly con Angelina Mango. Una canzone che incarna la delicatezza e l’emotività dei rapporti umani. Un pezzo che unisce due voci giovani e promettenti del panorama musicale italiano, creando un dialogo sincero e sentito tra due cuori che dialogono tra loro senza bisogno di troppe parole.
Per due come noi
Non ci sono favole
Due come noi
La smetti di piangere? (Dai, smettila)
Per due come noi
Salutami i tuoi (No, no, no)
E, sai, se ti guardassi con i miei di occhi
Non te ne andresti mai, ahi-ahi-ahi-ahi
“Quei ricordi là”
‘’Quei ricordi là’’ è la descrizione del futuro utopico nel quale si vede Olly: felice su un’isola a ripensare ai vecchi momenti di una vita vissuta a pieno. Una vita tranquilla, serena, in cui ritrovare quella serenità che ora non trova. Un pezzo ritmato che riesce a creare il connubio perfetto tra un testo incredibile ed un sound fresco, lo stesso a cui Olly ci ha abituato con il tempo.
Con i miei occhiali da sole
Le tapas con il guacamole per colazione
A tutte le ore a fare l’amore
Sopra una panca piana per la ripetizione
Ma con un po’ di fiatone
E magari due nipoti che mi corrono attorno
‘’Noi che’’
Un brano intergenerazionale che racconta i giovani: quelli di ieri, quelli di oggi e anche quelli di domani. “Noi che” è un pezzo ruvido nato per essere suonato e cantato live con il pubblico, uno di quelli che Olly ama cantare faccia a faccia con le persone che lo seguono in giro per l’Italia.
Dopotutto questo brano è un inno alla libertà, alla vita, alla giovinezza. Ci racconta il mondo utopico dell’essere liberi di sbagliare e riprendere la strada giusta, senza la pressione sociale in cui siamo costantemente incastrati: una vita da rockstar senza dover chiedere il permesso.
Noi che le vostre parole non ci fanno niente
Con più punti sulla pelle che sulla patente, ma
Siamo figli delle stelle e delle rockstar
Nessuno ci vuole a noi, nessuno ci vuole a noi
‘’Devastante’’
Eccola qui, la canzone che mi ha letteralmente devastata durante questa lunga estate. “Devastante” è un pezzo che racconta un amore complicato, uno di quelli che ti porta sulle stelle e poi ti fa cadere rovinosamente a terra con l’unica certezza di amarsi.
Ma quante volte devo ancora dirti che mi spiace
Che non sono capace
A vivere una vita senza te
Non ci sono più canzoni da cantare
Farfalle da mangiare
Ho un dubbio dopo l’altro ma so che
Voglio, voglio te, solo te, soltanto te, ah
Olly ce lo urla in faccia e con lui tutte le persone che sotto ad un palco, in macchina, tra le vie del centro, in compagnia delle amiche di sempre, viso a viso con l’amore della nostra vita o da soli con le cuffiette nelle orecchie. E non fa niente se l’amore dovesse finire, vivere a pieno quel sentimento è quello che – effettivamente – muove i fili della nostra vita.
Tra la voglia di rivivere quei momenti e la voglia di dimenticarli consapevole che tutto finirà. Rabbia, frustazione, follia, ricordi: tutto questo è devastante.
“A noi non serve far l’amore”
“A noi non serve far l’amore” è una ballata che racconta il momento, drammatico, in cui due persone si separano. In questo pezzo c’è del risentimento, lo stesso che ritroviamo nella fine di un amore senza dialogo, quelo dove due innamorati non riescono ad affrontare un confronto sincero, ma al contrario preferiscono costruire un muro tra loro innescando una reazione di chiusura, un meccanismo di difesa che impedisce la comunicazione e rende la connessione tra loro sempre più difficile.
E dici che a noi non serve l’ascensore
Per stare stretti a far l’amore
O litigare nelle scale
Per dare un eco alle parole
E scrivi che non hai bisogno di conferme
Che a te non servono le stelle
Perché nel buio più assoluto
Senza alcun riferimento, ti fideresti ciecamente
Tra la prima e la seconda strofa c’è un cambiamento radicale, che porta Olly ad immaginare un tradimento simbolico tra i due innamorati. Un cambio di registro che racconta qualcosa che effettivamente non è accaduto, ma diventa quel quid necessario per andare oltre e regalare una canzone che parla ai tanti che – quotidianamente – vivono di questo.
“Sopra la stessa barca”
“Sopra la stessa barca” è il secondo featuring dell’album Tutta Vita, scritto da Olly ed Enrico Nigiotti. Un brano che racconta la quotidianità della vita, le giornate in compagnia di famiglia, amici, amori: un gruppo che è “sulla stessa barca” unito da un sentimento, un progetto, la voglia di cantare unendo le voci, celebrando l’amore puro e sincero, che non è per forza riferito a una coppia.
Io che non ho mai voluto smettere, io che santi in tasca non ne ho
Io che non ho mai imparato a crescere, io che rischio sempre, non lo so
Se penso a quante volte ho fatto il panico, non ho nessun rammarico
Mai una volta no
Un pezzo che riesce ad unire due anime incredibili, oltre che due generazioni che messe a confronto non sono poi così diverse, ma che anzi – sedendosi a tavolino – potrebbero accorgersi di quanto effettivamente siano speculari l’uno con l’altro.
“La lavatrice si è rotta”
Il pezzo più fresco, leggero, ritmato e “alla Olly” dell’album. Un brano costruito volontariamente sulla quotidianità di tutti i giorni, su quei problemi che sembrano insormontabili e si risolvono in un attimo. Una musica libera, che si ispira al Jazz e al cantautorato italiano in stile Vasco Rossi, oltre che al sound anni ’80 grazie all’utilizzo del sax.
Ho già prenotato (Dove?) (Sardegna, mare, sabbia) (Ah, bello)
Dovevo andare a votare (Però)
Però l’ho dimenticato (Stupido) (Vado domani, vado domani)
Perché sei
Sempre sei tu nei pensieri miei (Colpa tua, è colpa tua) (Eh, sei te, eh)
Sе ti avessi qui davanti
Ma che ti farei (Alzo la vocе ora)
“Scarabocchi”
Vulnerabile. Ecco penso che sia giusto definirla così questa canzone, un pezzo che riesce ad entrarti dentro accomodandosi tra il cuore e i ricordi. Un brano che ha il sapore di una ninna nanna, che riesca a cullare i momenti no e a mostrare il bene che ti circonda quando tutto sembra andare male.
Olly in questo brano ci racconta la vulnerabilità e la complessità delle relazioni, l’importanza del confronto con le proprie emozioni, in una profonda riflessione personale.
Che non conta con chi dormi
Se ti giri e chiudi gli occhi
Se alla fine tanto sogni (Sogni) (Ma è un incubo)
Che non conta con chi parli
Se nel mentre scarabocchi
Se alla fine non ascolti (Non ascolti) (Sei distratta, sei distratta)
Che non conta con chi scopi
Se le luci sono spente
Se alla fine tanto godi e poi c’hai il vuoto come sempre
Gli “Scarabocchi” sono le emozioni: paura, desiderio di vicinanza, senso di colpa, ma anche consapevolezza di ciò che è stato perso o trascurato. Si parla del dolore, ma anche di quella rinascita dolce che ti culla attraverso l’abbraccio di un’amica che ti ascolta, ti supporta, protegge le tue fragilità, tutela le tue imperfezioni e ti rende un essere umano migliore.
“A squarciagola”
A Squarciagola è un pezzo intimo, personale, che racchiude le paure più nascoste di Olly: dalla paura di non riuscire a cogliere il bello che ci accade, a quello di perderlo nel nulla appena ottenuto. Il sound di A Squarciagola suona paradossalmente come il sottofondo di un party, proprio come quando sei ad una festa, ma non riesci a divertirti perché la tua mente è intasata da cattivi pensieri e da brutti ricordi.
Volevo questa vita che però non sento mia
Mi sento un elefante dentro una cristalleria
Alzo il volume della radio (Di più, di più, di più)
Abbasso il finestrino e cambio l’aria
La mano controvento fa un elettrocardiogramma
Che detto proprio chiaro U
Ho il timorе che sia piatto
Un pezzo che ti scava nelle viscere. E’ il racconto di quei giorni neri in cui ci si sente persi nella nostra quotidianità, quei ricordi che fanno mancare il fiato, che ci fanno perdere la bussola e la direzione giusta facendo diventare il dolore fulcro di un circolo vizioso dal quale le cose non viste in maniera superficiale.
“Il Campione”
Un brano che fa outro perfetto ad un disco che ha del potenziale incredibile, riuscendo a mantenere lo stile di Olly mostrado i cambiamenti e la crescita dell’artista.
Olly racconta la storia di una persona che affronta la vita di tutti i giorni, tra impegni, alti e bassi, lavoro, incontri. Il messaggio dietro questo testo è in realtà molto semplice: “il campione si vede qua”: una frase che, ancora una volta, Olly si dice per superare i momenti difficili. Il campione diventa così un inno alla perseveranza e alla capacità di rialzarsi, un invito a non arrendersi anche quando la vita diventa complicata.
Ma la gente non si offenda
Se i campioni siamo noi
Noi che, a dirla tutta
Abbiamo già vissuto da muertee
E che nessuno si sorprenda
Se i campioni siamo noi
Noi che quando non ci crediamo più nessuno
La vinciamo alla fine (Oh, allora)