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Cry Baby, la fine di un amore e la rinascita di Mezkal

Mezkal, il cui nome vero è Diego Taralletto De Falco, dopo l’esperienza ad Amici nel 2022, ha proseguito il suo percorso rilasciando brani dal sound brit pop. Da “Dove” a “Gioia” “fino ad arrivare ai pezzi più recenti “Più Giù” e “Cry Baby” di cui oggi ci parla.

Cry Baby è il tuo ultimo singolo, un brano che racconta una relazione finita che lascia segni sulla pelle. Ti va di raccontarci qualcosa in più?

Con questo brano volevo raccontare il contesto in cui mi sono trovato a vivere questa relazione, una Milano che ti ignora e una situazione economica che non ti permette di vivere l’amore come pensi di meritare. Il messaggio finale che volevo raccontare era che, nonostante l’affetto, molto spesso il bene reciproco che possono provare due persone può essere totalmente ucciso da quello che si ha intorno. Come è successo in questo caso

    Il tuo percorso artistico è fatto di sonorità diverse che formano un ciclo di crescita molto interessante, pensi di essere arrivato alla tua maturità artistica o stai ancora cercando la tua strada?

    In questo momento penso che me la stia proprio creando adesso la mia strada, sento che ora come ora sono arrivato ad una maturità e una sicurezza che mi fa sbattere del pensiero altrui e di quello che la gente si aspetta da me. Sia come Mezkal sia che in altri progetti, sto trovando molto me stesso e devo dire che mi sto stupendo anche io.

      I tuoi testi parlano di te e non ti fai problemi a raccontare il bello e il cattivo tempo di quello che ti succede. Usi la musica come terapia o per fermare nel tempo un momento per non sbagliare nuovamente?

      Terapia non di certo, anzi, ogni volta che mi trovo a raccontare qualcosa, soprattutto che mi ha fatto male, è un obbligarsi da solo ad incastrarsi in un posto della mia testa che non mi piace. Probabilmente sarebbe così anche se non facessi questo nella vita, è carattere, tanto vale sfruttarlo per provare a fare qualcosa di bello.

        Nonostante la tua giovane età suoni da tantissimo, qual è l’esperienza musicale che ha fatto scattare la voglia di fare effettivamente questo nella vita?

        Il momento in cui ho deciso di iniziare a suonare è quando a dodici anni ho sentito “london calling” dei Clash, pezzo che avevo sentito già migliaia di volte, ma in quel momento della mia vita mi ha fatto scattare qualcosa. Poi mi ricordo il primo concerto con una delle mie prime band dove cantavo, li, sceso dal palco, mi sono detto che non avrei mai più fatto altro al di fuori della musica.

          Come descriveresti la tua musica a chi non l’ha mai ascoltata?

          Terribile, direi quasi al limite con l’inascoltabile. Non sono la persona adatta per queste cose. Odio qualsiasi mia canzone dal momento che la faccio uscire. Però ecco, dei tanti sbagli che mi riconosco, potete stare tranquilli che non ho mai fatto trap.

            3 brani che non possono mai mancare nella tua playlist?

            Veramente troppi, passo le mie giornate ad ascoltare musica, posso dire degli artisti. Sicuramente nella mia playlist non potranno mai mancare gli Arctic Monkeys, che mi hanno cresciuto, i 1975 e i Verdena.

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