I Wet tornano più incazzati che mai con “Mai come voi“, una canzone dal sound punk rock con sfumature metal. Un brano che è una necessità, uno sfogo, un urlo liberatorio che butta fuori tutto il marcio che ci costringiamo, giorno dopo giorno, a mandare giù per essere giudicati perfetti da una società tossica che ci fa mangiare il fegato.
“Hai trent’anni, dovresti smetterla di giocare e cominciare a trovare un lavoro serio” ecco questa frase la nostra generazione la conosce bene. Ce la sentiamo ripetere ogni giorno dai 25 anni in poi, dal giorno in cui usciamo dal liceo, quando ci troviamo a compiere la scelta di cosa fare “da grande” e se questo desiderio non coincide con il binomio classico di 40 ore settimanali con contratto a tempo indeterminato, beh è un problema.
Se alla precarietà in cui viviamo ci metti, beh, il fatto di voler fare musica, di vivere di arte o peggio ancora di voler aprire la tanto temuta partita iva, questa domanda diventa quotidiana, fissa, costante fino a quando improvvisamente ti stufi e ti lasci andare ad un disperato urlo liberatorio e capisci: tu come loro non sarai mai.
“Io non ho più
Nulla da dimostrare
Non sarò mai come voi
Lo urleremo contro al cielo sempre
Mai come voi”
“Mai come voi” è un rito di passaggio. Una condizione in cui la nostra generazione si ritrova, anche senza accorgercene. Siamo sopraffatti, troppo pieni di bile per poter essere lucidi e continuiamo a camminare come zombie in una società che non ci appartiene, in gruppi che ci fanno sentire a disagio, tra quegli specchi che ci fanno sentire sbagliati, costantemente fuori tempo, fuori campo, fuori forma.
E cadiamo in un sonno fatto di routine, di sogni infranti, di obiettivi raggiunti solo per farci dire “bravi” dagli altri, ma possiamo fingere quanto vogliamo che quello sia il nostro posto, ma lo sappiamo che – prima o poi – l’universo ci presenterà il conto, saremo costretti a scegliere tra l’essere o l’apparire e lì, beh, salveremo la nostra anima e tutto quello che realmente siamo.
“Più perdo l’anima
Per stare dietro a gente che
Tempo per me non ne ha
E perdo tempo
A darvi l’anima
Ma quando ne perdo troppo
Me ne vado viaGuardami e dimmi se
Le cose cambiano
O restano le stesse
Non ho più tempo
Stavolta tocca a meGuardami
Sono più in alto di te
Un ritornello graffiato che racconta la storia di chi si è rotto le palle di essere sempre deriso e preso in giro. “Mai come voi” è il grido di battaglia di chi si è stufato di nascondere la testa sotto la sabbia, di piangere in silenzio mandando giù lo schifo che ci buttano addosso, di dare l’anima a persone che lentamente ce la tolgono riducendola a brandelli per appagare qualche assurdo desiderio sadico.
Non trovo un senso
Alle vostre verità
E allora lanciate i dadi
Chi vivrà vedrà
Non lascerò cadere
quello che direte
Il vostro giudizio
Vi seppellirà
Una generazione di incompresi, quella che i Wet ci raccontano.
Una di quelle che barcolla, stringe i denti, prende a pugni il muro, sfida il mondo, si incazza, ingoia il marcio e crea: perché è questo quello che effettivamente facciamo.
Siamo una generazione di scappati di casa, di spaventati cronici che si rifugiano disperatamente nella musica, nell’arte in generale, nella via di fuga da un mondo che non ci rappresenta e quindi sticazzi se veniamo presi per il culo noi continueremo ad urlare, disperatamente, contro il cielo.
BARCOLLO E NON MOLLO
NON VADO VIA DA QUA
SEI TU CHE CADI A FONDO
PIÙ A FONDO
BARCOLLO E NON MOLLO
NON VADO VIA DA QUA
SEI TU CHE CADI A FONDO
PIÙ A FONDO
E si forse cadremo a fondo, nel mare della disperazione, condannati alla precarietà a vita, ma saremo liberi di essere chi davvero vogliamo essere. E quindi sticazzi, perché noi saremo sempre noi stessi e quindi grazie Dani e Ale per aver finalmente abbattuto questo muro di “perfezione” che onestamente ci ha rotto le palle.