tredicipietro non guardare giù

Tredici Pietro ci costringe a “Non guardare giù”

“Dentro” è la parola con cui Tredici Pietro ha scelto di riassumere il suo ultimo album “Non guardare giù”. Abbiamo avuto modo di chiederglielo qualche giorno prima del rilascio ufficiale, in occasione della presentazione, durante la quale ha condiviso con noi alcuni dettagli in più sul progetto.

Non Guardare Giù, disponibile da venerdì 4 aprile, è il titolo del disco. Si tratta di un viaggio che è al tempo stesso introspettivo ed estrospettivo, frutto del percorso di un artista che negli ultimi anni è rimasto in sordina, ma che, con questo nuovo lavoro, pone solide basi per ritagliarsi uno spazio nel complesso panorama discografico italiano.

Il titolo racchiude un significato ampio e profondo. L’artista ci spiega che Non Guardare Giù significa non dare per forza un senso alle cose, non costringersi a trovare una risposta a tutto ciò che accade intorno a noi. Tuttavia, allo stesso tempo, invita anche a non subire passivamente gli eventi, a non rimanere intrappolati nella propria individualità, ma a ricercare una connessione con gli aspetti sociali della realtà. Sociali, non social.

L’album è una stratificazione di intuizioni geniali, perfettamente intrecciate tra testi arroganti, che criticano l’attualità, e brani più introspettivi, in cui Pietro trasforma in suono ciò che, forse, ha tenuto dentro per lungo tempo. La produzione riflette bene il suo approccio alla musica: durante la conferenza stampa, infatti, l’artista racconta di aver accumulato, nel corso di due anni, più di 100 provini. Controcorrente rispetto alle logiche del mercato attuale, ha scelto di aspettare prima di pubblicare il progetto, seguendo il proprio ritmo.

Con questa consapevolezza, ha deciso di non guardare giù e, con la stessa determinazione, restituisce agli ascoltatori un prodotto autentico e degno della fiducia di chi ha sempre creduto in lui.

La struttura

Assolutamente vietata la riproduzione casuale. Le tredici tracce del disco corrono su un binario ben definito, legate indissolubilmente l’una all’altra, e regalano all’ascoltatore un’esperienza immersiva di quarantadue minuti nella dimensione Tredici Pietro.

Si tratta di una dimensione caratterizzata da sound diversi, che vengono messi in dialogo senza mai risultare ripetitivi o banali. Per la produzione, Tredici Pietro si è affidato principalmente a Sedd e Fudasca, due nomi che contribuiscono a dare al progetto una forte identità musicale. Le influenze sono molteplici: brani più vicini alla trap si contrappongono a pezzi più acustici, mentre i cambi repentini di ritmo tengono alta l’attenzione dell’ascoltatore, impedendogli di prevedere cosa accadrà nel brano successivo.

Si può dire, quindi, che questo album, traccia dopo traccia, non smette di sorprendere. Certo, non tutte le canzoni sono mozzafiato, ma emerge chiaramente la volontà di dimostrare una notevole versatilità artistica. Tredici Pietro è tornato e, con questo lavoro, dimostra di non avere paura e di essere perfettamente in grado di fare tutto.

Non guardare giù

L’intro suona come un mantra, l’artista ci tiene a sottolinearlo. Come ogni introduzione che si rispetti, ci offre una chiave di lettura per comprendere meglio ciò che seguirà. 

“E non guardare giù

Fai la cosa giusta

Qui nessuno guarda sù

Siamo tutti un poco giù

Ora non guardare”

Morire

Un sample di “Passacaglia della vita” di Stefano Landi che già risuona alla fine del brano precedente, ci accompagnano all’interno di questo brano, il secondo dei tre estratti che hanno preceduto la pubblicazione del disco. Dal testo traspare una certa rabbia, verso chi ha creduto in una sua apparente disfatta forse. La rabbia si trasforma presto in un senso di superiorità, la stessa superiorità che detiene chi non ha tempo di dare adito a dicerie perché troppo occupato a prendersi quello che si merita.

Ti amano solo quando sei morto

Tutto quell’odio che covi cosa mi rimane?

Balliamo un lento, correndo sulla minimale

Stavamo precipitando, ma poi si risale

Tutto quell’odio che covi, cosa mi rimane?

Emirates

La terza traccia rallenta drasticamente il ritmo , un discorso sussurrato accompagnato da una chitarra. Il tacito grido d’aiuto di chi vorrebbe fuggire ma è in preda ad una paralisi che lo tiene ancorato al proprio dolore. 

Sapere scappare da soli

Urli, coltelli, parole, rasoi

Potresti prendere il volo Emirates

Ma rimani chiusa nelle tue prigioni

LikethisLikethat

Catapultati ad un party il ritmo coinvolgente ti fa venire voglia di muoverti “LikethisLikethat”. A metà del brano però il party si interrompe, il ritmo rallenta, l’atmosfera si fa più soft per dare spazio a una confessione più intima. 

Ho gli occhi della festa tutti addosso, 

Parassiti

Sinceramente non mi fotte niente, 

Voglio solo che lo muovi like this like that

Tempesta (feat. Lil Busso & Psicologi)

Il primo dei due featuring contenuti nell’album. Il brano più TikTok friendly, un emozionante ritornello corale, spassionato e romantico, fa da intro a alle strofe di Drast, Lil Busso e infine di Lil Kvneki, decisamente più fredde ed esplicite.

Vestita come un angelo

In un locale di merda

Il destino ti ha messa li per fottermi la testa

E fottimi la testa, 

Che a me non interessa

Sei nuda per la strada 

E balli sotto a una tempesta

SEMPREtardi

Un ritmo rilassato coronato da un testo pungente, un flusso di coscienza. Ci si ciondola piacevolmente, cullati dall’indecisione.

Forse ancora non c’è un posto per noi

Forse siamo ancora piccoli per dirlo

Forse ti amo davvero

Ma cambio idea sicuro dopo un secondo

E siamo davvero finiti a mettere 

La notte sempre solo al posto del giorno

Verità

L’ultimo estratto pubblicato prima dell’uscita del disco. Uno sfogo di chi si è reso contro di avere perso tempo dietro ad una situazione non risanabile. Attraverso gli interrogativi nella prima strofa e le constatazioni nella seconda, Pietro cerca di descrivere la complessità di una relazione. 

Ma la verità è che sono solo un povero stronzo

Che ho paura di guardarti dentro agli occhi

E rovinare un sogno

MILANOcollane

Il tema centrale è la complicità, il ritmo è sostenuto. Una ventata di leggerezza necessaria per continuare l’ascolto.

Ma se ti fidi di me 

Possiamo fare un miliardo e ci compriamo Milano

Che non ti servirà a un cazzo

Perché tu vuoi volare

Ma noi precipitiamo

Galleggiare

Racconta l’immobilità della nostra generazione. Ferma a galleggiare di fronte a realtà che vanno a pezzi, nell’ignobile tentativo di fermare ansie e paure stando fermi nel medesimo punto. 

Come gli uccelli nel mare

Restiamo fermi a galleggiare

Di notte i finestrini abbassati

La città ci stringe con i suoi tentacoli

Respirare

Una chitarra avvolgente fa da sfondo ad una dedica intima e personale. Si fa persistente la volontà di andare oltre a delle timide apparenze e dirigersi speditamente al nocciolo delle questioni. 

Costruire significa distruggere

Io avevo tutto

Ma ero comunque fragile

Il peso del mio nome è un’incudine

Scrivo solo quando sono inutile

Soldi denaro moneta cassh

La suoneria di un telefono lega e allo stesso tempo interrompe la malinconia nella quale eravamo immersi. Siamo riportati alla realtà dalla voce del manager che non si fa problemi a ribadire che il mercato ha delle regole e che queste regole vanno rispettate. “La roba viral” ai servigi del dio denaro. Si apre un ritmo dark e il focus diventa quello, il soldo. 

Un testo di denuncia sociale, uno sfogo verso il sistema costituito. C’è un esame di coscienza da farsi, e non si può fuggire.

Siamo tutti quanti contro qualcuno

Abbiamo tutti quanti contro qualcuno

Te ne se accorto ma rimani zitto e muto

Pensi solo a te stesso come unica via di fuga

Serve Amore

Secondo e ultimo featuring dell’album, con la collaborazione di IRBIS il brano va alla ricerca di ciò che lega il sentirsi soli e il sentirsi connessi l’uno con l’altro. 

Siamo sempre più soli, 

Tu non lo puoi fare da solo

Me lo puoi leggere negli occhi

Serve Amore

TRADIRti

La complessità del tradimento e tutto quello che ne consegue, un’analisi delle mille sfaccettature ed emozioni che contornano un tale atto. 

Siamo un corpo

Siamo aria

Siamo grammi

Siamo sostanza

Siamo rotti

Siamo il vino 

Siamo la pasta

Siamo i cani alla stazione

Siamo i ricchi di questa città

Siamo bombe sopra Gaza

Siamo questa società

Alla fine di questo viaggio cosa ci resta? Saranno tempo e ascoltatori a decidere le sorti di questo lavoro “fuori mercato”. Per la prima volta dopo diverso tempo sembra di ascoltare qualcosa di diverso dalle solite canzoni algoritmiche. 

Un prodotto che pone delle solide basi per la ricerca di uno stile personale facilmente distinguibile. 

Sicuramente dopo l’ascolto di questo album, guardare giù sarà quasi impossibile.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *